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Ritorno al passato?
Oh sì! Nell’ultimo libro pubblicato da Amelie Nothomb c’è proprio tutto quello che adoro di lei: dialoghi interminabili conditi con un alone di mistero, suspense, pieni zeppi di enigmi, cultura, filosofia, sarcasmo ed elementi macabri.
Perché, dunque, non ho dato il massimo dei voti? Semplicissimo: perché questo romanzo puzza terribilmente di riciclaggio! Sa di roba già vista e sentita mille volte!
Non mi riferisco ai dialoghi che tanto amo e che mantengono sempre accesi toni d’inventiva etica, frizzante originalità e mi risultano sempre bellissimi, ma alla trama, che mi è sembrata un misto di alcuni dei romanzi della Nothomb scritti precedentemente, primo fra tutti “Causa di forza maggiore”, dove i due protagonisti non fanno altro, per tutta la durata della storia, che chiacchierare seduti immobili e trangugiare champagne. E qui avviene la stessa identica cosa!
Per di più Don Elemirio, per quanto mi sia piaciuta la sua mentalità rimasta ai tempi dell’Inquisizione spagnola, la sua ossessione religiosa e la sua insolita ma poetica passione per l’oro quanto il suo lato “dolcemente perverso” (mi piace definirlo così), sembra la brutta copia di Pretextat Tach di “Igiene dell’assassino”, per la sua misantropia (anche se più leggera), passato oscuro, segreti, perfino per quello che gli accade durante la storia!
Non parliamo di Saturnine, poi! Indifferente alla seduzione, coraggiosa, determinata, forte… Oh, ma guarda! Anche Pannonique di “Acido solforico”e Francoise di “Mercurio” erano tali e quali!
Mi duole dirlo, ma leggendolo, oltre a sentirmi leggermente presa in giro, avevo la triste impressione di avere fra le mani un perfetto esempio di “copia-incolla” che ha reso la lettura pesante, come quando si rileggono tante volte gli stessi argomenti su un volume scolastico per prepararsi ad un’interrogazione.
Ho un dubbio: e se la Nothomb fosse stata a corto di idee e avesse preso le formine della sua fantasia, precedentemente utilizzate nei suoi capolavori, per imprimerle sulla carta per l’ennesima volta? Mi auguro che non sia così.
Tuttavia, non è affatto un libro da buttare. E’solo un po’ripetitivo, non uno dei migliori dell’autrice, ma vale la pena leggerlo per tutte le metafore e le splendide e tetre assurdità che contiene.
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Commenti
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La Nothomb è la mia scrittrice preferita proprio perchè non è perfetta =)
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