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La versione di Barney
 
La versione di Barney 2013-02-28 23:22:55 annamariabalzano43
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    01 Marzo, 2013
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La versione di Barney di Mordecai Richler

“La versione di Barney” di Mordecai Richler, pubblicato nel 1997, è un romanzo in cui satira e sarcasmo si mescolano, senza risparmiare persone, sentimenti, affetti: una dissacrante rappresentazione del mondo di cui il protagonista è parte integrante e che egli giudica dal suo punto di vista “politicamente scorretto”. È questa una definizione nata negli Stati Uniti, in contrasto con il “politicamente corretto”, che esprime la volontà di definire in maniera talvolta eccessivamente edulcorata sia situazioni e ruoli di basso livello, sia difetti fisici: una contrapposizione tra l’esasperata e cinica adesione espressiva alla realtà e una giusta e rispettosa negazione di ogni pregiudizio razziale, religioso o di orientamento sessuale.
Il racconto nasce dalla volontà di Barney, ormai anziano, di raccontare la sua vita disordinata e spesso confusa. Egli divide la narrazione in tre parti, ciascuna delle quali è dedicata ad una moglie: all’interno di ogni parte inserisce varie digressioni temporali e spaziali, seguendo l’esempio, come egli stesso afferma, del grande Laurence Sterne, romanziere del settecento, che per primo si servì di questa tecnica.
I ricordi del protagonista sono spesso avvolti dalla nebbia della memoria offuscata per l’Alzheimer incombente o per i fumi dell’alcool. Ciò non impedisce a Barney di scagliare le sue frecce avvelenate ora contro la prima moglie, psicopatica morta suicida, che raggiunge una grande fama come pittrice solo dopo la sua morte, ora contro la sua seconda moglie, mai nominata col suo nome proprio, ma sempre come Seconda Signora Panofsky, snob e arrivista, ora contro i suoi stessi figli, di cui esamina con spietato cinismo i difetti, pur lasciando trapelare l’amore che nutre per loro. Lo stesso trattamento riserva a suo padre il vecchio Panofsky , un piedipiatti, violento e rozzo, e a sua madre, vecchia demente, di cui non nutre un ricordo particolarmente tenero. L’unica a essere risparmiata è Miriam, la terza bellissima, amatissima moglie, che, offesa nel suo orgoglio femminile, lo abbandonerà, pur rimanendogli molto legata.
Né Barney risparmia gli amici: non McIver, non Boogie, del cui assassinio verrà accusato. Di ogni amico sottolinea i difetti, i limiti professionali, non sottovalutando neanche i suoi, dal momento che si definisce un mediocre produttore di spot pubblicitari, che aveva saputo solo accumulare denaro in gran quantità. E il mondo del cinema e della televisione ne esce davvero a pezzi da questo attacco impietoso. Barney non risparmia nemmeno icone dell’arte o della letteratura o del mondo politico. Si diverte a colpire impietosamente Hemingway, T.S.Eliot, M.Luther King, J.F.Kennedy, solo per citarne alcuni. A volte sembra stia giocando a bowling, con la voglia irrefrenabile di fare uno strike. Non mancano neanche le critiche al mondo ebraico di cui è egli stesso parte. Alcune digressioni riguardano proprio alcune lettere o documenti che Barney inserisce, seguendo lo stile di Saul Bellow, da lui spesso citato, grande scrittore, premio Nobel, ebreo lui stesso, che testimonierebbero una tendenza a rilevare casi di antisemitismo ebraico: un concetto che potrebbe sembrare una contraddizione in termini, una sorta di ossimoro, ma che è invece un sentimento che si diffonde tra quegli ebrei che non approvano la politica di Israele e, in Israele, tra coloro che criticano gli atteggiamenti degli ebrei che non hanno aderito al sionismo.
La narrazione inizia all’ombra dell’Alzheimer e si conclude nello squallore dell’Alzheimer conclamato: come se il messaggio subliminale consistesse nell’amara constatazione che l’uomo vive e sopravvive in un eterno stato confusionale, ora dovuto all’alcool, ora alla droga, ora alla degenerazione naturale delle cellule cerebrali.
La grande amarezza che il romanzo nel suo complesso lascia nel lettore, al di là dei brani obiettivamente divertenti, a volte persino esilaranti, è controbilanciata da quel perfetto coûp de theâtre che troviamo proprio nelle ultime righe, quelle scritte da Mike, uno dei figli di Barney, che scioglie il nodo della misteriosa scomparsa di Boogie.

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Herzog di Saul Bellow
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