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L'urlo e il furore
Faulkner ci getta di prepotenza nella vita della famiglia Compson e non lo fa raccontando le loro vicende, ma mostrandoci i loro pensieri, come questi si presentano nella loro mente.
Abile conoscitore di Joyce e del suo Ulisse, Faulkner riesce nel rendere proprio quel flusso di coscienza, a perfezionare ciò che era già perfetto, creando uno stile unico.
La famiglia diviene un'unica entità, fatta di tante sfaccettature e ognuna di queste è un mondo a sè fatto di pensieri, emozioni e contraddizioni. Ciò che rende questa saga familiare il capolavoro di Faulkner non è la trama, ma lo stile. Non è un pedissequo avvicendarsi di eventi, non è un racconto, sono i pensieri che di volta in volta affollano la mente dei protagonisti, è attraverso questi che capiamo, a poco a poco, ciò che sottende alla sventura.
L'impresa non è delle più semplici e l'autore non lo nasconde; è il primo capitolo ad essere il più complicato, poichè i pensieri sono quelli di un idiota, che si affollano in una dimensione dove il tempo e lo spazio non esistono, i piani sono sovrapposti e dove i cinque sensi hanno dei limiti sfumati e quasi si compenetrano. E' necessario abbandonare ogni logica, ogni schema e lasciar scorrere le parole in un fluire di delicate e emozioni che accompagnano in un mondo semplice, ma doloroso di un uomo senza colpa e senza coscienza di sè. Un viaggio meraviglioso dove ogni precedente visione del mondo è scardinata, distrutta, dissolta, in cui non c'è spazio per la pietà, ma l'oportunità di conoscere l'inconoscibile, di capire ciò che davvero non ci sarà mai concesso di apprendere con l'esperienza diretta: ciò che un idiota prova.
Faulkner si spinge oltre il limite del concepibile, facendoci conoscere i tormenti di un suicida che si insinuano nel quotidiano, improvvisi e repentini, ma continui, come insetti che non riesce e forse non vuole, debellare, così in ogni strada, in ogni toccante episodio di quel giorno i pensieri tornano e aggiungono angoscia all'angoscia e come un gorgo risucchiano tutto.
Le ombre che avvolgono tutto il libro, che velano e svelano la realtà, sono le vere protagoniste ed è attraverso di esse che il particolare si fa universale e che la singola famiglia diviene portavoce della miseria dell'umanità e molto lontano, forse proprio nel loro mondo, dove sono libere e padrone, che un bagliore di luce può generare la speranza che spinge gli uomini ad andare avanti.
Un'opera che lascia il segno, che come fu per L'Ulisse, non può lasciarci come ci ha trovato.
Un inno alla scrittura che si fa arte.
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prima o poi lo leggo...