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Potenza della tristezza
Aggiungere qualcosa dopo le svariate recensioni fatte dai miei “colleghi” è veramente arduo, quasi superfluo, però non potevo esimermi dall’esprimere un giudizio su quello che reputo uno dei migliori libri che abbia mai letto.
L’autrice è veramente brava a gettare letteralmente il lettore in una spirale di oscurità e depressione, mai banale, anzi lascia spazio alla speranza che le sorti dei protagonisti possano migliorare e invece pagina dopo pagina ci si rende conto che la vita è proprio amara per i due fratelli.
Ogni pagina è uno schiaffo, e da perfetti masochisti si divorano sempre più pagine, più di una volta mi è capitato di andare a rileggere capitoli precedenti, è stato quasi necessario, ma non per confusione della scrittrice, ma per capire meglio ogni parola. E’ sicuramente un libro profondo.
I tre libri che compongono il romanzo (Il grande quaderno 1987, La prova 1989, La terza menzogna 1998) sono scritti in maniera quasi infantile, questo è dovuto a due motivi: il primo è che sono sotto forma di diari e trattandosi all’inizio di bambini lo scivolare della storia è molto azzeccato, difatti gli episodi vengono raccontati con un’innocenza unica e molto toccante.
Il secondo motivo è dovuto dal fatto che la Kristof scriveva in una lingua non sua, quindi il vocabolario è molto limitato ma questo non limita affatto la storia!
Un libro che consiglio vivamente a chi vuole impegnarsi in una lettura piacevole e complicata.
La frase che mi ha più colpito - da scrittore - è stata questa:
"Sono convinto, Lucas, che ogni essere umano è nato per scrivere un libro, e per nient'altro. Un libro geniale o un libro mediocre, non importa, ma colui che non scriverà niente è un essere perduto, non ha fatto altro che passare sulla terra senza lasciare traccia."
Agota Kristof - Trilogia della città di K.
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