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Da Adamo, prima terracotta ad altre terrecotte
"Nel fuoco le porcellane muoiono e poi tornano a vivere. Il forno, deve capire, è l'Inferno"
Un libro bello, garbato, elegante, ironico, piacevole ma claustrofobico. Porcellane, porcellane, e ancora porcellane. In questo libro si parla al 99% porcellane, poi cibo, un accenno alle donne e poco altro. La collezione di maioliche diventa quasi una prigione, fisica e mentale, come il materialismo di Utz e soprattutto come Praga con i suoi microfoni e la sua polizia segreta è una prigione all'esterno dell'altra più angusta prigione. La Praga descritta ricorda quella dell'orgia di Praga di Roth, racconto particolarmente bello per brio, ironia, e leggerezza. Quello che succede alla dogana, i modi della polizia, l'amicizia telefonica tra il protagonista e chi lo deve spiare è simile nei due libri e fa pensare al film (bellissimo) Le vite degli altri. Tra nazismo e comunismo, Utz vive isolato dal mondo pensando solo a come mettere in salvo la preziosa collezione, abbastanza esperto su come trattare gli uomini di qualsiasi regime. La sua vita sembrerebbe abbastanza misera ma il finale fa ben sperare. Potrebbe essere liberatorio ( anche se un po' avanti nella storia per essere liberatorio anche per il lettore).
Forse Utz ha trovato la felicità nella vita vera, magari nel matrimonio con l'unico essere umano che lo adorava, la cameriera Marta. Ma questa è la speranza dell'amico che torna e chiede di lui.
La cosa più probabile (secondo me, non secondo l'amico) è che Utz abbia nascosto le porcellane da qualche parte in barba al regime, magari in un doppio fondo della sua bara. Ma di questo nel libro non si parla.