Dettagli Recensione
Il piccolo princepe indiano
È bello incontrare un libro così, che parla di religiosità in modo serio ma non serioso: Piscine, il ragazzo protagonista di "Vita di Pi" di Yann Martel ricorda il Piccolo Principe di Saint Exupéry nella tenerezza che riserva a tutte le forme di vita di un mondo che gli sembra espressione di un amore universale. E come il Piccolo Principe con la volpe, dovrà addomesticare un animale selvatico: ma nel suo caso si tratta di una tigre del Bengala adulta e affamata, scampata insieme a lui da un naufragio e ospite della stessa scialuppa di salvataggio, in balia dell'oceano Pacifico.
L’autore ci trasporta con le sue parole in una realtà quasi incantata, racconta in modo ben argomentato il mondo animale e i rapporti che regolano il mondo umano a quello animale.
Impareremo piccole perle e curiosità sul regno animale e non, conosceremo il nostro protagonista, meglio conosciuto come Pi, attraverso la sua voce ed i suoi pensieri.
Vita di Pi è un romanzo che mescola fantasia, assurdo, azione e riflessione ma non si può individuare un autentico sfondo filosofico all’interno di quest’opera, c’è un sincero ed appassionato studio dell’umanità, diversi spunti di riflessione d’importanza vitale ma che è difficile definire come prettamente filosofici, o prettamente teologici; è sicuramente uno di quei testi che ha la magia di scatenare dentro ogni lettore infinite domande, un libro da leggere e rileggere.
IL FINALE E' STREPITOSO:Sta al lettore percorrere il delicato cammino sul filo d’inchiostro che lo condurrà ad un doppio finale inimmaginabile nonostante le anticipazioni che lo stesso Pi dà all’inizio, un finale a scelta, o forse un finale che illude sul sottile confine fra verità e menzogna o, ancora, un finale che spiega cosa risulta più comodo conoscere per esseri umani, che sono così lontani dal vero, dal divino e dall’assoluto.