Dettagli Recensione
Trudi Birger
Ero al liceo quando tutte le classi vennero riunite nell’aula magna per ascoltare le testimonianze di due signore ebree sopravvissute allo sterminio.
La mia scuola era grande:circa 1200 ragazzi,forse più.
Le uniche volte in cui eravamo stati tutti insieme era per le assemblee:risate,urla,impossibilità di discutere,disattenzione e la puntuale scelta di occupare la scuola.
Insomma era naturalmente irrealizzabile tenerci buoni…..eravamo ragazzini.
Eppure quel giorno per tutte le tre ore di questa conferenza non volò una mosca.
Rispettoso silenzio,ascolto incredulo,brividi di gelo,lacrime nostre e di alcuni professori.
Perché ve lo racconto?
Perché leggendo questo libro sono tornata esattamente a quel giorno e soprattutto a un dettaglio:queste donne raccontavano le loro vicende in maniera quasi enciclopedica.
Un resoconto puntuale,preciso,da perfette croniste.La stessa cosa è accaduta con queste righe.
Mi ha stranito allora e mi stranisce adesso la capacità di raccontare,non in modo distaccato,ma direi piuttosto anestetizzato.
In autobiografie come questa non c’è ricerca di compassione,di empatia,non c’è voglia di vittimismo.Lo stile è sempre estremamente asciutto,sintetico,scevro da un eccessivo approfondimento psicologico o sentimentale.Si racconta di fatti talmente crudi,incomprensibili,agghiaccianti che ogni aggiunta non potrebbe avere senso.
Ovviamente non mi soffermo sui dettagli di questo resoconto,ma constato come in ogni ulteriore libro sull’Olocausto scopro sempre un dato ancora più tremendo di quelli che conoscevo.
Ecco.Forse è questo il punto:noi dobbiamo e possiamo limitarci a conoscere.
Perché come scrive l’autrice:
“Comunque sia, anche dopo che il lettore
avrà chiuso e riposto questo libro, io resterò con
la mia pena. Quando accade qualcosa a qualcun
altro, è terribile. Ma quando accade a te, il dolore
non ti abbandona. Tu sei solo con la tua sofferenza.
Nessuno eccetto un altro sopravvissuto all'Olocausto
può pienamente comprendere quello che
ci è successo.”
Questa è la verità:noi non comprenderemo mai,ma mi auguro che non smetteremo nemmeno mai di leggere storie del genere.Conoscere,credo sia la più alta forma di rispetto per chi questo l’ha invece dovuto vivere.
P.s.:Mi sento sempre infinitamente banale e inadeguata quando mi permetto di scrivere qualcosa sulle persecuzioni agli ebrei.
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Commenti
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Hai espresso con estrema semplicità qualcosa che provano in molti, io ad esempio mi ci ritrovo tantissimo dalla prima all'ultima riga.
Penso inoltre che continuare a parlare e ad approfondire temi così importanti non sia solo una forma di rispetto nei confronti di chi ha subito certe atrocità ma è anche modo per informare, imparare dalla storia e dalle testimonianze del dolore altrui (purtroppo è proprio quest'ultimo aspetto che insegna di più) .
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Bella rece come sempre !