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L'altra Medea e un palazzo che si erge sul sangue
"[...] la verità dunque, solo che, come tante verità, si fondava su false premesse."
La Wolf ha presentato una Medea tutta nuova, opposta alla versione folle e infanticida della tragedia di Euripide. Un romanzo che si serve di un mito meglio approfondito e rivisitato di Medea per presentarci la verità sul potere politico.
Ella fugge dalla Colchide dopo aver aiutato Giasone perché il re Eete, suo padre, corrotto nell'animo, sta distruggendo l'equilibrio di quella terra dalle tradizioni antiche. Scappa e ripiega su Corinto, una città greca ritenuta all'avanguardia. Dopo un primo apprezzamento generale delle sue capacità, viene a conoscenza del segreto del palazzo: anche il potere del re Creonte si fonda sull'omicidio. Medea comprende che il potere è uguale dappertutto, sia nell'antica Colchide ché nella moderna Corinto e questo potere si basa sul sangue di innocenti, su segreti e menzogne raccontate alla popolazione. Diventa un personaggio scomodo, gradualmente diffamata, allontanata, esiliata e le vengono uccisi i figli. Infine viene fatta passare come infanticida così da poterla diffamare durante i secoli.
Una donna istintiva ma razionale che racconta con lucidità la verità degli eventi. Non c'è un singolo momento di follia, nemmeno quando comprende che la storia con Giasone è terminata.
Un libro che non solo rivisita una figura mitologica, rimembra l'antico potere del femminile e racconta una verità politica.