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Una famiglia "surreale"
Daniel Pennac?
Che scrittore affascinante!!!
Pensare che quest'uomo, da studente mediocre, sia riuscito a diventare un bravissimo caratterista e un esimio professore di liceo non può che renderci ottimisti e farci sperare di poter credere ancora che il talento vero esiste e lo si trova appollaiato tra la gente qualunque che si camuffa e si nasconde perché aspira semplicemente alla creazione della buona e sana letteratura contro l'odiosa apparenza mediatico/editoriale.
Il paradiso degli orchi inaugura la saga dedicata alla famiglia "Malaussène" ed abbiamo sin da subito una vera e propria carrellata di personaggi con un personalissimo bagaglio di storie di vita assurde che ruotano intorno al quartiere multietnico di Belleville dove è collocata la residenza della bizzarra famiglia. Tutti i personaggi sono unici, strampalati e stralunati.
Ed eccoci di fronte ad una madre perennemente "in calore" che segue i suoi pseudo grandi amori in giro per il mondo, a Julius, il cane epilettico, a "il Piccolo", dai prepotenti occhiali rosa e a Therese, sorella veggente da temere e rispettare.
Benjamin Malaussène, invece, è lo "sfigato" della famiglia; la pecora "grigia" (concedetemi questa licenza poetica).
Svolge l'insolita professione del "capro espiatorio" lavorando all'interno dei Grandi Magazzini presso l'ufficio reclami. Il suo compito è quello di "far pena" al cliente che vuole effettuare un reclamo riuscendo, con una surreale storia strappalacrime, ad ottenere il ritiro dello stesso con grande soddisfazione della direzione.
La storia si apre in una giornata tranquilla che qualcuno ha pensato bene di scuotere collocando un ordigno all'interno dei Grandi Magazzini.
Risultato? Una sola la vittima.
Un uomo ritrovato dilaniato e con la patta aperta.
Partono le indagini e Ben farà la conoscenza di Julie, la donna che conquisterà il suo cuore e che ritroveremo nelle varie storie del ciclo.
Il romanzo è breve, dallo stile audacemente sperimentale.
Mi sono ritrovata a dover rileggere più volte pagine intere per capire dove volesse andare a parare. La scrittura è davvero innovativa, frizzante e talvolta addirittura snervante perché richiede parecchia concentrazione soprattutto per chi, come me, non è abituato al genere e alla progressione quasi "feroce" del linguaggio dei personaggi. Essi si muovono tra le pagine facendoci sorridere e riflettere ma sempre senza troppe pretese.
Personalmente classificherei il genere come "noir a tinte rosa", proprio per l'abilità dello scrittore di saper passare da scene orripilanti a lieti quadretti famigliari.
Un buonissimo esordio per la saga dei " Malaussène"; una lettura spassosa, evasiva e moooolto consigliata.
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Commenti
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sicuramente quest'anno darò spazio anche a Pennac tra le mie letture....
Come mai solo 3 stelle di piacevolezza?
Immergersi nelle vicende della "famiglia" è un'esperienza unica, leggi anche gli altri seguendo l'ordine cronologico.
Ti trasporta in una Parigi surreale dove anche i cattivi non sono poi così paurosi, dove qualunque cosa accada e comunque vada a finire alla fine, nonostante tutto, "stai bene".
Chiamiamole "Positive vibrations"...
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