Dettagli Recensione
La nuova vita
Il titolo del libro è ironico. Credo che Malamud l'abbia pensato in quel momento del romanzo in cui fa il passo indietro dalla sua creatura e la guarda con distacco e con ironia. La storia è bellissima e al protagonista ci si affeziona subito, direi dalla prima o dalla seconda riga del libro, fin dal suo arrivo nella remota città di provincia, in quel clima apparentemente cordiale, in quel paesaggio da sogno, dove la gente non è arrivista, fa una vita piacevole, fa carriera se sa stare al suo posto e non si stacca troppo dalla massa. Là tutti devono o dovrebbero essere sposati perchè non c'è troppo da fare e non bisogna guardare le allieve o le mogli degli altri. E' d'obbligo sfoggiare una certa mediocrità. Già dalle prime pagine si stabilisce una sintonia particolare tra Levin e la moglie del collega apparentemente più ben disposto verso di lui, un'intesa che va al di là della cordialità ma non troppo. La trama è avvincente. Anche qui dopo una serie di vicende interessanti, dopo che il lettore si è affezionato ai personaggi e alla storia si arriva a un bivio ma lo scrittore sceglie in un certo senso la terza strada. Dà uno schiaffo al lettore e ai personaggi e ride di questa nuova vita di Levin. Te la sei voluta, la nuova vita, tientela. Non hai più scampo.
I racconto, a chi piacciono sono bellissimi e non soffrono del piccolo difetto dell'autore. Io ho letto Il barile magico, bellissimo. Invece l'uomo di Kiev, il capolavoro di Malamud, è introvabile.