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Niente di nuovo sul fronte occidentale
 
Niente di nuovo sul fronte occidentale 2013-01-20 17:44:29 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    20 Gennaio, 2013
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Contro ogni guerra

Questo romanzo mi è stato compagno fedele fin dalla gioventù ed è stato oggetto di più riletture al fine di non dimenticare il messaggio di pace che porta in modo addirittura sublime.
La guerra, questa bestialità dell’uomo, mai è stata descritta così bene come in questo testo di Erich Maria Remarque, alsaziano che l’ha vissuta direttamente sul fronte francese combattendo sotto le bandiere dell’impero tedesco.
Non c’è una riga di troppo, non si avverte mai la tentazione, in cui era pur così facile cadere, di invitare il lettore alle facili lacrime. Eppure la commozione prende mentre si scorrono le pagine, dense di episodi di una gioventù allevata con uno spirito nazionalistico che l’ha fatta aderire entusiasticamente a una guerra motivata dalla becera retorica della grandezza della patria e della legittima aspirazione di ampliarne i confini. Parole vuote riempiono le menti di questi giovani studenti, nascondendo non solo gli autentici fini di potere e di denaro di ogni guerra, ma anche la realtà della stessa.
Anni in cui si dovrebbero conoscere le gioie della vita sono così segnati dall’orrore della morte, dalla paura di ogni giorno, dal senso di colpa che ti prende quando ferisci a morte un nemico, se poi hai occasione di conoscerlo e di vedere in lui un povero disgraziato come te, numero in una macchina infernale che tutti divora, vinti e vincitori.
Si può solo resistere se si conserva, o addirittura si crea, un gruppo affiatato di amici con cui condividere questa pena di vivere.
La fornace della guerra, però, strapperà al protagonista, ad uno ad uno, gli affetti, rendendolo sempre più indifferente alla vita fino a quando anche lui verrà ucciso.
Il romanzo è senza ombra di dubbio un autentico capolavoro che dovrebbe costituire oggetto di studio nelle scuole di ogni nazione, con dignità pari a quella dei testi di grandi classici, e con il preciso scopo di non dimenticare che la pace è uno stato di grazia.
Dubito, però, che ciò sia possibile, perché gli interessi che muovono alla guerra sono gli stessi che presiedono alla vita di ognuno durante i periodi di relativa tregua.

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