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Il sogno americano si sbriciola...
Il sogno americano va in bricioli tra storia familiare e Storia del Novecento. Questa potrebbe essere l'estrema sintesi del più riuscito libro di Philip Roth, vincitore meritato del Premio Pulitzer del 1997, che racconta la vita, il trionfo, le delusioni e alla fine il crollo di Seymour Levov da tutti conosciuti come "lo Svedese" per i suoi capelli biondissimi, gli occhi celesti e un'avvenenza da attore. E' il simbolo del sogno americano: ebreo di buona famiglia, bello, ricco, sportivo acclamato al liceo, imprenditore di successo e sposato con una Miss di grande bellezza.
Ma questo quadro idilliaco è destinato a frantumarsi con la guerra del Vietnam quando la figlia adolescente, per protesta contro il conflitto, decide di piazzare una bomba in un emporio causando la morte di una persona.
Da lì inizierà una lenta e inarrestabile spirale di depressione per i due genitori della ragazza, fino alla totale distruzione dei loro personaggi.
E' un libro sicuramente non facile da leggere, con una scrittura che riproduce il linguaggio parlato e si concentra con particolare insistenza su alcuni dettagli e aspetti della vita dei personaggi, rendendo inevitabilmente il testo pesante. Angoscianti le pagine in cui l'autore cerca di scavare il rapporto tra il padre e la figlia. Così come altrettanto difficili sono le pagine in cui descrive dettagliatamente fino alla nausea il processo di produzione dei guanti (il business di cui si occupa il protagonista).
Il libro si conclude con un interrogativo ambiguo che meglio di tutti ne spiega la trama: "Ma cos'ha la loro vita che non va?Cosa diavolo c'è di meno riprovevole nella vita dei Levov?"
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