Dettagli Recensione
Una parabola sull'amore
Ancora mancava tra le mie conoscenze letterarie questo autore così conosciuto, amato e idolatrato. Per fare la conoscenza del Signor McEwan e del suo mondo mi è stato consigliato vivamente qualcosa di leggero e fulmineo, e e la scelta per questo ruolo è ricaduta su “Chesil Beach”, che, proprio nel medesimo tempo che sarebbe trascorso in chiacchiere con un amico si è fatto leggere meravigliosamente, senza intoppi e con grande leggerezza. Mi rendo conto dell’apparente impossibilità di poter dare un parere approfondito su un autore dopo un primo solitario approccio così quantitativamente scarno. Non sono infatti sicuro di essermi fatto un’idea esatta ne dei punti forti, ne di quelli deboli, ne delle particolarità delle scelte stilistico-narrative proposte da McEwan. La mia opinione in merito deve essere quindi presa con beneficio di inventario e spero di potermene formare una più solida procedendo con altri romanzi.
Oggettivamente parlando ho trovato una scrittura scorrevole, piacevolmente forbita ed equilibrata. Tramite essa si profilano due fili narrativi paralleli, uno che descrive avvenimenti in accadimento, uno formato da una serie di flashback esplicativi che ci parlano degli avvenimenti pregressi. Tutto ben narrato e tutto incentrato quasi esclusivamente su due personaggi, Edward e Florence, novelli sposi freschissimi di nozze, alle prese con quella che si prospetta essere la prima notte insieme come moglie e marito. Al centro di questo breve romanzo, o racconto lungo, che dir si voglia, sta una trama all’apparenza scontata, un immenso cliché che però viene temperato con un elemento assolutamente originale e bizzaro. L’escamotage consiste infatti nel presentare una delle metà appena congiunte nel sacro vincolo del matrimonio, Florence, come una persona dagli intricati dissidi emotivi e sessuali. Una donna assolutamente incapace di darsi, nel senso più stretto della parola. Una donna capace di amare profondamente ma assolutamente restìa, per disgusto fisico, a donare il proprio corpo. Il problema, già di per sé piuttosto consistente, sorge a causa del fatto che lo sposo, Edwad, sia di avviso assolutamente contrario, il che risulta quasi un eufemismo. Edward, comunque rispettoso è pur sempre un uomo che si aspetta qualcosa dalla prima notte di nozze, qualcosa che per il partner risulta essere uno scoglio assolutamente insormontabile.
I numerosi flashback che approfondiscono le vite e il successivo incontro dei due personaggi non chiariscono fino in fondo cosa porti alla formazione di un tale disgusto per Florence nei confronti del contatto fisico. Ma poco importa ai fini della morale di questa storia. È necessario e sufficiente accontentarsi di sapere che Florence è fatta così, che ha un carattere fatto così e che certamente qualcuno, nel mondo reale, rispecchia fedelmente i suoi connotati psicologici. McEwan ci fa entrare quindi in una condizione di malessere molto poco indagata, dal mio punto di vista, dalla letteratura sia classica, sia moderna, sia contemporanea. Ci mostra soprattutto come uno scrittore, vero e affermato, uno scrittore che sa far bene il proprio mestiere, riesca sempre a trovare il modo di dare un immancabile tocco di originalità ad una struttura narrativa estremamente stereotipata, sconvolgendone le sorti e i significati più profondi. E ci fa capire, infine, in questo “Chesil Beach”, la differenza che intercorre tra amore e contatto sessuale. La differenza che c’è tra un sentimento puro, sincero, capace di essere inossidabile e duraturo e una gestualità di coppia che, rimanendo comunque un bisogno istintivo e indiscusso, si rivela in questo caso un ostacolo che mette a repentaglio l’armonia di giovani sposi innamorati come Edward e Florence. Interpreto quindi questo romanzo come una sorta di parabola alquanto esplicativa sull’amore senza sesso, non casto per ragioni di perbenismo cattolico ma solo per la mancanza di desiderio, quella che porterà Florence a proporre quella che Edward considererà come una sorta di indecenza e di umiliazione personale.
In definitiva, un bellissimo piccolo romanzo dai contenuti intensi. Lascia un sapore inevitabilmente molto amaro in bocca, ma il miele con cui addolcirla è abbondante e di facile reperibilità se lo si cerca fra le righe ottimamente scritte dal Signor McEwan.
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anche io non ho letto nulla di McEwan, magari inizio proprio da questo......