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Il vagone sbagliato
Nello scenario della seconda guerra mondiale, durante l'avanzata dell'occupazione delle truppe tedesche nel Nord della Francia, nelle Ardenne, a Fumay vive, assieme alla moglie in dolce attesa e alla figlia, Marcel. È buon padre, ma personaggio alquanto mediocre, che si vede catapultato su un treno per nuovi lidi. Non sa neanche lui se sia profugo o rifugiato, né ha il tempo di capire che una volta salito sul treno viene diviso dai suoi cari. Durante il viaggio, costellato da raffiche di mitragliatrici d'aereo tedesche, conosce la cecoslovacca Anna, fuggita da una prigione, la quale riaccende il fuoco di una passione travolgente in Marcel in una notte su un carro merci. Due illustri sconosciuti che il destino fa incontrare ed unire, incuranti del futuro, della guerra e delle persone che stanno vicino. Tristezza e intimità sono le caratteristiche peculiari del breve testo che Simenon dipana disinteressandosi alla descrizione della guerra e puntando piuttosto all'accidentalità, all'imprevisto, alla facoltà attribuita all’uomo di autodeterminarsi con la sola volontà, senza essere necessitato da sollecitazioni esteriori di qualsiasi genere o da inclinazioni interne, alla possibilità propria dell'uomo di fare o non fare liberamente qualcosa e al dolore che deriva dalla felicità e dalla consapevolezza della sua breve durata, tema, quest'ultimo, visto come possibile riscatto, ma destinato comunque a essere veicolo di sofferenza e frustrazione. È un libro speciale, davvero troppo impudente e sfacciato con la capacità di comprendere e spiegare i sentimenti, gli stati d’animo, le reazioni e i comportamenti degli altri per non riguardare altri tradimenti che quello di una moglie incinta dimenticata sul vagone sbagliato.