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Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta
 
Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta 2013-01-04 12:27:34 Maso
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Maso Opinione inserita da Maso    04 Gennaio, 2013
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Un libro di Qualità

Quando ci si trova a voler dare un opinione sul proprio libro preferito ci si pongono un’infinità di domande, principalmente in merito al perché ci sia piaciuto così tanto, al motivo che ci ha portato ad eleggere un romanzo, o un saggio, o una biografia, o quant’altro come quello che si porterebbe con se e a cui si attribuirebbe un significato ben al di sopra di tutti gli altri libri letti. Credo che il motivo che mi habbia spinto a considerare “Lo Zen a l’arte della manutenzione della motocicletta” come il più bel libro che mi sia capitato di leggere derivi, per ironia della sorte, da una mera sensazione, da un istinto, da qualcosa di inafferrabile e comprensibile allo stesso tempo. Nel mio caso è stato un connubio di fatti discordanti. Da un lato la sensazione prettamente intellettuale di aver letto qualcosa che abbia realmente messo in moto processi mentali da potersi considerare edificanti. Dall’altro l’impalpabile sensazione di aver spiato nell’anima dell’autore, bevendo fino alll’ultima stilla quel succo di sapienza che tanto meravigliosamente è stato in grado di imprimere con l’inchiostro. Un dono meraviglioso alle generazioni di lettori di cui mi ritengo un fortunato componente.
Innanzitutto, si tratta di un libro di difficile catalogazione. Sarebbe sbagliato considerarlo romanzo come lo sarebbe considerarlo trattato, saggio filosofico o romanzo autobiografico. Per la precisione di tratta di un’opera letteraria che spazia tra tutte queste tipologie arrivando a creare un piacevole e ordinato equilibrio tra le sue più diverse componenti. La parte più strettamente narrativa e autobiografica racconta, molto semplicemente, di un viaggio in motocicletta. Un lunghissimo viaggio che l’autore e il figlio, a tratti accompagnati da alcuni altri amici, compiono nel tentanivo di visitare gli immensi territori del nord-america, percorrendo quelle strade che si perdono all’orizzonte, che tagliano le sconfinate praterie di un continente ancora da scoprire, distante dalle metropoli, dalla caotica vita cittadina. Un continente piatto, a tratti deserto, a tratti boscoso, a tratti meravigliosamente disabitato. Un viaggio che si rivela assolutamente propedeutico a tutto quello che l’autore ha da raccontare, all’immenso bagaglio culturale che ha da trasmettere. Ed è da questo che provengono le inestimabili riflessioni filosofiche, e non filologiche, che diventano la colonna portante, il fulcro di tutta l’opera di Pirsig. Una filosofia propria dell’autore, dalla maestosa architettura, che ci viene spiegata, in più episodi, in riferimento alle varie componenti del motore a scoppio della sua vecchia motocicletta. Una incredibile quantità di riflessioni ci viene inculcata con la sola lettura, cosciente ed attenta, di questo libro fondamentale, prima fra tutte quella riguardante la Qualità e la sua natura. Un principio, quello della Qualità, assolutamente privo di definizione propria benché causa prima del tutto. Una teoria originalissima e sconvolgente tanto da portare alla pazzia, o quasi, lo stesso autore, che, nelle parti più autobiografiche di questa opera ci fa capire tra le righe, senza ostentazione, il suoi turbolenti, quanto eloquenti ed emblematici di una società con i paraocchi, trascorsi in manicomio. Trascorsi di una vita precedente, separata da quella nuova che lo conduce, su una motocicletta, ad esplorare una nazione. Ma che in segreto riprende il filo dei pensieri che lo hanno portato ad un declino mentale per raccontarli a noi, con riaquisita lucidità e serenità, tale da costruire a nostro beneficio una Metafisica della Qualità spiegata in modo didattico e piacevole.
I risvolti secondari di questo libro sono innumerevoli, sia nella trama autobiografica sia nella parte più concettuale, sarebbe quindi inutile approfondirli. Resta comunque che Pirsig ha inciso profondamente la mia coscienza e la mia conoscenza, come quella di numerosi lettori che sono giunti a considerare questo libro come “cult”, definizione detestabile che ha però avuto il merito di farlo conoscere nel mondo dopo un lunghissimo periodo ci anonimato e di freddezza da parte della critica.
Sentire il cervello che lavora mentre si legge è qualcosa di impagabile, soprattutto in un decennio in cui i libri in uscita promettono un degrado qualitativo ai limiti dell’imbarazzo. Sentire il cuore che si riempie porta calore, sentire che le lacrime scendono, e parlo sinceramente, quando si volta l’ultima pagina imprime in se stessi il ricordo indelebile di un autore che ha messo in gioco se stesso e la propria salute per rispondere ad una semplice domanda da cui può scaturire l’inizio di tutte le cose: che cos’è la Qualità?

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Commenti

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deve essere una lettura di sicuro interesse ma anche molto impegnativa....
recensione splendida e appassionata, Francesco!
ti confesso che non avevo mai sentito parlare di questo romanzo, mi hai parecchio incuriosito....
grazie della segnalazione :-)
In risposta ad un precedente commento
Maso
05 Gennaio, 2013
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Grazie Silvia! Però una piccola raccomandazione: si tratta di uno di quei libri che non prevede mezze misure, o lo si detesta profondamente (e di solito sono i lettori che lo leggono in modo "superficiale" a detestarlo) o lo si ama moltissimo! Con questo non voglio avere la presunzione di di dire di averlo capito fino in fondo, in effetti è piuttosto complicato..però mi ci sono applicato e mi ha lasciato tanto! Vale senz'altro la pena provare :-)
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