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Il signor Mani
(ANTICIPAZIONI SULLA TRAMA)
Il signor Mani è un grandioso viaggio a ritroso nel tempo, nonché una vera e propria genealogia, quella di una famiglia ebraica, i Mani, i cui componenti sono costantemente alla ricerca una propria identità, nazionale e spirituale insieme.
Ci si immerge totalmente in queste pagine, sembra di percepire suoni colori e aromi di terre diverse: Creta, il Libano. la Polonia, Atene, infine Gerusalemme. Si partecipa col cuore in gola alle esistenze errabonde e affannate dei personaggi, segnate dallo spaesamento e dalla solitudine esistenziale che paiono perseguitarli, nonostante i mille tentativi di raggiungere un proprio centro di gravità, una propria sicurezza interiore.
La penna di Yehoshua ci conduce, con un linguaggio raffinatissimo, in luoghi e tempi lontani, i luoghi dell’Ebraismo, nelle varie fasi storiche che hanno contrassegnato la storia di questo popolo dal 1982 fino al 1842.
Grazie all’originale impianto narrativo, il romanzo prevede la narrazione a ritroso nel tempo delle vicende di questa famiglia : il primo capitolo è ambientato negli anni 80 del Novecento, ai tempi della guerra del Libano, e , di vicenda in vicenda, la narrazione procede nei decenni precedenti , attraversando varie epoche storiche e ripercorrendo i luoghi caratteristici dell’Ebraismo.
Con un efficace stratagemma narrativo Yehoshua struttura i capitoli in dialoghi, in cui uno degli interlocutori è virtualmente assente: possiamo soltanto intuire gli interventi di quest'ultimo dalle reazioni e dalle risposte del narratore principale. Questa tecnica invita a una maggiore concentrazione e ad una partecipazione più attiva del lettore e permette di penetrare più fondo nel clima emotivo e storico propri di questo romanzo.
Il primo dialogo è ambientato nel periodo dei kibbutz e dei contrasti con i Palestinesi,duante la guerra del Libano; il secondo si svolge durante la terribile fase storica del Nazismo, a Creta, dopo lo sbarco dei Tedeschi.In tale circostanza assistiamo esterrefatti e smarriti, al delirio collettivo che portò alla volontà di annullamento di un popolo. Il forte antisemitismo tedesco emerge sotto forma di un raggelante eppur lucido dialogo di un soldato tedesco con la sua nonna, convinti antisemiti, per i quali l'Ebraismo è un carattere da annullare prima ancora di essere l'appartenenza a un popolo.
l terzo dialogo si svolge invece a Gerusalemme , durante la prima Guerra Mondiale , mentre l'ultimo ci porta ad Atene, durante il regno Ottomano. E' proprio in quest'ultima parte ove , a mio avviso, culmina la storia, in un’origine,in una nascita tanto atesa quanto segnata dal sacrificio e foriera di dolore.
Si tratta di pagine straordinarie, nelle quali si viene come rapiti dal susseguirsi di vicende dettagliate nello spazio, nel tempo e nela psicologia dei personaggi: sulle vicende aleggia, come una nebbia sottile, un senso di perpetua, iterativa e irresolubile angoscia che, da sempre, accompagna la tormentata storia di questo popolo .
Tutte le voci narranti del romanzo hanno avuto a che fare con un membro della famiglia Mani per i motivi più diversi, e si rivolgono a un confidente per descrivere le impressioni e le emozioni suscitate da questo loro incontro.
Entriamo così a contatto con una civiltà i cui membri sembrano inseguire un sogno di unità e di acquisizione di una propria identità , sempre con grande sforzo e immenso dolore; avviene come se uno sradicamento sanguinoso della natura più intima di un popolo comporti una perdita definitiva, ineluttabile,del baricentro emotivo e spirituale dei suoi componenti. Tutto il romanzo è pervaso da questa quieta, terribile e rassegnata sofferenza.
E’ la sofferenza del Mani del secondo dialogo, costretto ad annullare le proprie origini, a rinnegare la propria identità quasi fosse, assurdamente, una colpa, per salvarsi dalla follia omicida nazista; è la sofferenza che si legge nel primo capitolo , in cui non si riesce a intravedere una possibile pace fra due popoli contigui e in cui il primo signor Mani cheincontriamo cerca senza trovare il coraggio diporre fine ai suoi giorni; è il senso di ineluttabilità del dolore e del male, che nel quarto dialogo segna l’anziano medico il cui spirito è affaticato dalla ricerca di una pace mai trovata e dal susseguirsi di enormi frustrazioni ; è l'intimo tormento del "signor Mani" dell’ultimo capitolo, il capostipite, nella cui vicenda pare di assistere al ripetersi del sacrificio biblico di Abramo, in forma simile per modi e dolorosamente uguale per contenuti; per poter perpetuare la stirpe, annullando una pecca primigenia e cercare disperatamente un senso alla propria esistenza egli compie un gesto estremo, discutibile e sconvolgente. Un lacerante tormento lo accompagnerà infatti per tutta la vita, portandolo a cercare invano un’assoluzione o una condanna che nessuno sarà in grado di dargli.
Romanzo epico, nel senso di romanzo di un popolo intero, pur nel suo carattere personaggistico, straordinario per la forza dirompente che trascina il lettore nelle viscere di una sofferenza secolare di una gente : nelle pagine si apre uno squarcio sul profondo, incessante tormento di un popolo cui sfugge impietosamente la rassicurante certezza di una solidità interiore ,il senso di una protezione che viene dall’unità, ove la diaspora ha seminato non solo disgregazione fisica ma soprattutto un disorientamento spirituale e psicologico.
Un libro per certi versi non facile, che richiede grande attenzione e "dedizione" , se mi è lecito il termine, "Il signor Mani" sa però ripagare e appagare ampiamente il lettore; si ha infatti la sensazione , a lettura ultimata, di essersi davvero addentrati, per qualche ora, nel cuore di una civiltà e di una sensibilità particolari, che chiedono di essere conosciuti, compresi e amati per la loro ricchissima storia.
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non lo conoscevo ma visto il mio interesse storico, lo leggerò!
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