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Nelle terre estreme
 
Nelle terre estreme 2013-01-03 12:35:25 Maso
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Maso Opinione inserita da Maso    03 Gennaio, 2013
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La gioia dell'ignoto


Per questa mia recensione credo che mi si dovrà perdonare le possibili dissertazioni non strettamente legate al libro in questione. Questo perché non si tratta di parlare solo del romanzo/inchiesta di Krakauer. Si parla infatti di una persona, realmente esistita, la cui storia ha appassionato, oltre a me, milioni di persone in tutto il mondo. La storia è quella di Christopher McCandless. Innanzitutto è doveroso, nel mio caso, porre in cima a tutto un ringraziamento, che, nonostante non potrà mai raggiungere il destinatario, sgorga sincero e commosso. Un ringraziamento che va a Sean Penn, che con la sua straordinaria sensibilità di persona, ma soprattutto di regista, ci ha regalato la trasposizione della storia di Christopher in un film strepitoso e commovente che risponde al titolo di “Into the wild”. Il fatto che questo sia il mio film preferito mette in mostra quanto la storia del protagonista abbia colpito così tanto il mio animo, tanto da approfondire il tutto con la lettura di “Nelle terre estreme”, libro da cui è stato tratto suddetto film. Non è mia abitudine leggere un libro dopo averne prima visto la trasposizione cinematografica, ma in questo caso è stato inevitabile. Credo che Sean Penn abbia colto in pieno il senso, la morale, la spinta intellettuale e tutto il contesto che ha portato un giovane di buona famiglia a privarsi di tutto per perseguire un ideale altissimo e universale. Tutto questo, naturalmente, è descritto altrettanto bene nelle pagine del libro a cui si è ispirato il regista.
Jon Krakauer, giornalista e alpinista, si è occupato della faccenda di McCandless, dando una risonanza di livello mondiale alle vicende di questo ragazzo. Lo fa in modo prettamente documentaristico, in un tono narrativo che rimane comunque piacevole e che non sfocia mai nello stile troppo giornalistico, pur rimanendo accurato nella ricerca delle fonti che gli hanno permesso di ricostruire il percorso fatto da Christopher. Un percorso particolare, che parte dalla personalità trasparente di un ragazzo poco più che ventenne. Un ragazzo dalle spiccate doti intellettuali, erudito e spigliato, che poco dopo la laurea decide di compiere un passo importante della propria vita. Decide di allontanarsi da una famiglia e da un contesto sociale troppo stretto, troppo costruito su apparenze e da menzogne che servono a sostenere una facciata che non coincide con l’essenza reale delle cose. Decide di dare un taglio netto a quello che si prospetta come un futuro programmato e claustrale, e lo fa mettendo alcune cose in un grosso zaino, donando in beneficenza tutti i risparmi destinati al proseguimento degli studi e salendo sulla sua vecchia Dutson e iniziando un viaggio in solitario, apparentemente senza meta. Un viaggio che lo porterà a vedere luoghi meravigliosi, a provare sensazioni ed esperienze che solo i grandi spazi aperti del nordamerica possono donare ad un ragazzo pieno di vita, pieno di gioia di vivere. Gioia di vivere che “…deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso.”
Questo ragazzo, da solo, scopre mondi inaccessibili e dimenticati, si immerge nella natura per vivere appieno di quello che essa può donare. Come un moderno Thoreau, autore che egli stesso porta con se tramite il “Walden”, vuole condurre un’esistenza in comunione con la natura, nutrirsi di essa. E per farlo dovrà andare fino di quei posti in cui la natura è pressocché incontaminata. L’Alaska. Questa diventa le meta di Christopher, questa diventa il sogno di un’esistenza agognata, che porterà conseguenze gravi, significative e senza possibilità di ritorno.
Una storia on-the-road, quella di McCandless, che ha affascinato un’infinità di persone, le quali hanno criticato, ammirato, imitato le aspirazioni di questo ragazzo e il metodo utilizzato per farle avverare.
Probabilmente non sono riuscito ad esprimere in modo esaustivo quanto valore io attribuisca al percorso di vita scelto da Christopher McCandless, alla propria colta ricerca di una verità e di una gioia superiore a quella che si può provare vivendo in una società, in un mondo troppo pieno, affollato, caotico, ipocrita. L’unica cosa che mi sento veramente di fare è quella di consigliare questo libro a tutte le persone che almeno una volta nella vita si sono sentite soffocare e hanno pensato di fare uno zaino e partire, senza pensare alla meta, pensando solo al viaggiare, al vedere luoghi inesplorati, luoghi che sanno donare, nella loro disarmante bellezza ed autenticità, molta più gioia di vivere di qualsiasi bene materiale si possa desiderare.

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Bella recensione, si sente riecheggiare tutta la spinta di libertà del viaggio. Personalmente, ho adorato anche il film, e pure la meravigliosa colonna sonora...
splendida recensione per una storia incredibile e commovente!
no ho mai letto il libro, ma ricordo che per il film versai un oceano di lacrime da stare male.....
In risposta ad un precedente commento
Maso
03 Gennaio, 2013
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Rispondo ad entrambi dicendo che anche io ho versato lacrime a fiotti, e che le ho versate, oltre che per la bellezza (estetica e contenutistica) del film, anche per la strepitosa colonna sonora affidata a Eddie Vedder, una voce che da sola racconta un mondo. "Society", Amarilli forse converrai con me, è da pelle d'oca...
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