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Miele e fiele
“In quello spicchio di mondo in cui Hélène Karol era nata, la sera si annunciava con un fitto pulviscolo che volteggiava lentamente nell’aria e ricadeva con l’umidità della notte”.
Alla dolcezza malinconica di queste righe, incipit di un romanzo dal sapore autobiografico, si contrappone la descrizione particolareggiata di uno squallido quadretto familiare composto da persone rancorose, insoddisfatte, rassegnate, che si ritrovano a tavola per la cena. In mezzo a loro, ignorata da tutti, c'è Hélène, una bambina con una gran voglia di dormire e il bisogno struggente e inappagato di essere amata. Due soli affetti brillano nel suo piccolo mondo: il padre, roso dalla passione per il gioco e da quella non meno deleteria per la moglie, e la governante francese, presenza discreta e rassicurante. La madre, donna annoiata che vagheggia avventure galanti, ha ben altro per la testa che occuparsi di lei, che maturerà come “un frutto esposto troppo presto al freddo e al gelo”.
E allora sarà l'odio, anziché l'amore, a indicarle la strada da seguire, a renderla forte e orgogliosa, sempre più consapevole del suo fascino e della sua capacità di elevarsi al di sopra degli altri attraverso la scrittura. Userà questi doni come un'arma, e farà della sua solitudine “aspra e inebriante” un punto di forza: “Grazie a Dio, non amo nessuno, sono sola e libera”.
Conoscerà i baci appassionati di un uomo sposato, conquisterà per vendetta l'amante della madre (“Aspetta, cara mia, aspetta...”), ma conserverà sempre l'innocente sensualità di una creatura selvatica. Perché lei non è come loro, lei è coraggiosa, viva, giovane, e vuole lasciarsi alle spalle il lezzo stantio del passato, il viso ormai sfiorito, “da vecchia strega”, di colei che l'ha messa al mondo.
La scrittrice indugia spesso sull'essenza della giovinezza, sulla “felicità aspra e amara dell'essere viva”, quasi presaga del fatto che per lei la vecchiaia non arriverà mai. E la sua penna, intinta con maestria nel miele e nel fiele, sfida impavida il tempo senza sbiadire.
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Commenti
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“Grazie a Dio, non amo nessuno, sono sola e libera”. E' un pensiero, che per quell'epoca mette in rilievo lo spirito di donna brillante ed emancipata.
@ Gracy: hai ragione sulla Némirovsky, grande donna e scrittrice che ancora non conoscevo. E' stata l'ultima bella scoperta dell'anno passato, scovata per caso in libreria.
A proposito, buon anno nuovo agli Qamici!
ti ringrazio.
voglio proprio leggere qualcosa di questa autrice
ciao paola
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Mi pare pure di averlo in casa, ma ...Devo vedere :-)