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L'immaginazione e la verità
"Dopo un po' Mary si sedette e mise una mano in quella di Colin. (...) Gli avrebbe parlato della sua teoria (...) che spiegava come l'immaginazione sessuale, l'antico sogno maschile di picchiare e femminile di essere picchiata, incarnassero e denunciassero un potentissimo e unico principio organizzativo, che distorceva tutti i rapporti, tutte le verità" (pag. 133).
Un libro che parla di quotidianità e noia, e del ritmo lento di una vacanza, di una coppia che fa del silenzio un'abitudine e incarna così, senza volere, la vita stessa di una città di mare, violentata dall'afa estiva e dalle torme di turisti, che potrebbe essere Venezia, ma anche no e non importa. Persino lo stile avanza piano e scava nei dettagli, con la stessa lentezza e precisione con cui i protagonisti vivono le loro giornate, quasi che l'autore volesse presentarci il mondo con i loro occhi e ci accompagnasse dietro ai loro passi svagati per vicoli e piazzette, spiagge e monumenti. Poi, improvviso e inaspettato, l'incontro con Robert, che è proprietario di un bar e gira con una macchina fotografica a tracolla, che li invita a casa sua. Qui la moglie Caroline, afflitta da dolori fisici ma con occhi "straordinariamente splendenti", parla d'amore e si prende cura degli ospiti. A poco poco, un po' per uno strano destino, un po' per qualcosa che attira Mary e Colin verso i loro anfitrioni, la storia e con essa lo stile con cui viene narrata virano decisamente alla tensione di un noir. Non è un libro consigliabile agli amanti dei gialli, ma a chi ama i romanzi psicologici, perché dietro il segreto sta molto più che la soluzione d'un enigma, c'è l'analisi spietata e affascinante di ciò che attrae e che lega gli uomini e le donne.
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