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Le braci: un trattato sull'amicizia
“Le braci” di Sándor Márai fu pubblicato per la prima volta nel 1942. Più che un romanzo, lo definirei un trattato sull’amicizia: in questa prospettiva si possono riscontrare alcuni punti in comune tra l’opera di Márai e il De Amicitia di Cicerone.
La scena, e mi si conceda il termine “scena”, dal momento che la narrazione ha un’impostazione teatrale, con pochi personaggi e un lunghissimo monologo interrotto solo da brevi battute, si apre sulla visita del generale-protagonista alla cantina del suo castello per spostarsi immediatamente, solo dopo qualche riga all’interno del castello stesso.
Il luogo è estremamente importante: una sorta di microcosmo, avulso dal resto del mondo, dove i personaggi hanno trascorso le loro vite dibattendosi tra passioni, amori, odi e dove è giunto attutito il rumore di cadute di imperi, di rivoluzioni e guerre: dei tragici eventi, cioè, che sconvolsero il mondo esterno all’inizio del novecento.
Dopo quarant’anni di separazione il generale si accinge a ricevere e a rivedere l’amico Konrad a cui era stato legato da un’amicizia profonda interrottasi per cause che al lettore non è dato conoscere, almeno per il momento.
Di ciò che sia accaduto tra le mura di quel castello sembra essere a conoscenza solo la vecchissima balia Nini, testimone e depositaria della verità.
L’incontro tra il generale, il cui nome è Henrik, e Konrad vuole essere, probabilmente nelle intenzioni di entrambi, chiarificatore d’una separazione improvvisa e apparentemente incomprensibile. Esso offre certamente lo spunto per approfondire il concetto di amicizia, ponendo un drammatico interrogativo: può davvero esistere l’amicizia?
Qui si inserisce il lungo monologo di Henrik, che rievocando le esperienze della vita che i due giovani hanno condiviso, si sofferma su speculazioni di tipo filosofico sulle condizioni che permettono all’amicizia di resistere al tempo.
È subito chiaro che Henrik e Konrad sono completamente diversi l’uno dall’altro: Il primo è di gracile costituzione, ma ciononostante assolve il suo compito d’ufficiale con scrupolo e passione, ama la caccia e le frivolezze della vita; il secondo Konrad, il cui fisico sembrerebbe più idoneo ad affrontare la carriera d’ufficiale, considera questa solo un mestiere, un mezzo per sopravvivere, mentre la sua natura lo porterebbe piuttosto a coltivare le arti e in particolare la musica.
Henrik e Konrad. La caccia e la musica. La ricchezza e la povertà.
Qui dunque il primo interrogativo: può esistere amicizia tra esseri tanto diversi?
Henrik afferma di essersi sempre adattato allo stato di inferiorità sociale dell’amico, offrendogli la possibilità di condividere con lui le sue disponibilità.
Nel De amicitia di Cicerone (XIX cap) troviamo un concetto del tutto simile : “Ma requisito essenziale dell’amicizia è che il superiore si faccia inferiore.”
Henrik si chiede se l’amicizia esista veramente e su cosa si fondi: sulla simpatia? Troppo poco. C’è un pizzico di eros alla base dell’amicizia? “L’eros dell’amicizia non ha bisogno dei corpi, essi anzi lo disturbano più di quanto non lo attraggono. Ma si tratta pur sempre di eros, c’è eros in tutte le relazioni umane.”
Vediamo ora Cicerone (cap. V): “..l’amicizia è superiore alla parentela, in quanto alla parentela si può togliere l’affetto, dall’amicizia no: perché tolto l’affetto il nome dell’amicizia scompare, mentre quello della parentela no.”
Dunque l’amore, l’affetto sono indispensabili all’amicizia: la sua fine può, con molta probabilità, generare odio. Questo concetto si trova sia in Cicerone che in Márai.
Gli eventi accaduti tra Henrik e Konrad hanno cancellato il forte vincolo giovanile, trasformandolo in odio. Ora davanti al fuoco del camino che simbolicamente divampa come le passioni esplose e represse nel cuore dei protagonisti è giunta l’ora della verità. Avranno i protagonisti il coraggio di affrontarla? L’unica verità incontrovertibile sarà quella che trasformerà il fuoco delle passioni in brace, ma solo quando la brace sarà cenere l’animo umano troverà pace.
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Secondo te Marai è più grande di Joseph Roth? Te lo chiedo perchè a Marai mi sono accostato soltanto adesso, mentre Joseph Roth è una mia vecchia passione letteraria.L'epoca e l'ambiente sono i medesimi, penso abbiamo molto in comune...
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