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Non delude né entusiasma
Creando una linea d'unione tra L'ombra del vento e Il gioco dell'angelo, questo romanzo di Zafon fa luce sul passato di alcuni protagonisti e ne svela i segreti che li legano, lasciando però in sospeso un po' di punti che probabilmente saranno risolti con un libro successivo. Non che si senta l'impellente esigenza di conoscere il seguito comunque, perchè anche se piacevole questa lettura risulta meno coinvolgente e interessante dei due capitoli che la precedono. Al centro del racconto c'è il buon Fermin Romero de Torres alle prese con una serie di problemi legati ai preparativi per il suo imminente matrimonio con Bernarda e con un regalo inaspettato e inquietante giuntogli da un sinistro individuo con cui ha condiviso un pezzo importante del suo passato. La ricomparsa di questa misteriosa persona costringe Fermin a tornare indietro nel tempo e tirare fuori dal cassetto delle sue memorie quello che è stato il periodo più difficile della sua vita: la prigionia nel terribile carcere di Montjuic e il successivo reinserimento nella società. Davanti ad una cena luculliana e ad una massiccia dose di vino un uomo tormentato racconta al suo fedele amico e prossimo testimone di nozze Daniel Sempere il trattamento ricevuto dal sadico Fumero, la dura vita da recluso, le continue minacce e i subdoli ricatti che lui e i suoi compagni subivano dal direttore della prigione Mauricio Valls, la forte amicizia nata con lo scrittore David Martin, come lui inquilino di quel posto dimenticato da Dio. Fermin svelerà come anche lo stesso Daniel sia legato a questa storia, provocando nell'animo del ragazzo, già tormentato dalla gelosia, un forte odio e una sete di giustizia e di vendetta difficile da contenere. Ma i due riusciranno come sempre a sostenersi l'un l'altro, dando nuovamente prova di grande lealtà e amicizia. Non propriamente deludente ma ben lungi dall'essere entusiasmante questo terzo capitolo della storia sembra segnare per l'autore una decisa flessione negativa. Lo stile non è banale ma i tentativi di riproporre la prosa virtuosa a cui Zafon ci aveva abituati non sembrano andati a buon fine. Ma è nei contenuti che si nota il calo maggiore: se si eccettua la parte dedicata alla prigionia di Fermin, intrisa di pathos e carica di tensione , il resto della storia sembra banale e scontato, e durante la lettura non si può fare a meno di notare un profondo senso di déjà vu dovuto alla riproposizione di personaggi e situazioni già visti. Anche la descrizione di Barcellona solitamente affascinante e coinvolgente appare più debole e sbiadita del solito, mentre risalta la cupa atmosfera del regime franchista. Il libro è comunque gradevole, ma non aspettatevi un altro L’ombra del vento.
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Il gioco dell'angelo
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È bello sapere che sei stato un' estimatore de " L'ombra del vento"....io l'ho adorato.
Comunque, bravissimo....sempre molto eloquenti e dettagliate le tue recensioni. ;))
Grazie Marcella, sempre troppo buona!!! Ho letto la tua recensione (in realtà l'avevo già letta e votata utile quando la pubblicasti) e mi sembra che come al solito ci troviamo abbastanza d'accordo :-) spero solo che questo calo di forma di Zafon sia dovuto al fatto che si tratta di un romanzo di transizione come dici tu e non dipenda invece da un voler cavalcare a fini commerciali un cavallo che si era già rivelato vincente come invece è parso a me...comunque magari aspetterò la tua recensione prima di decidere se leggere o no il seguito :-)
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