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La Rowling tra analogie e nuove premesse
Sono pienamente convinto di non dover partire, parlando della Rowling, nominando Harry Potter. E invece, guarda caso, l’ho appena fatto e non credo di riuscire ad esimermi. Il confronto con i trascorsi letterari dell’autrice mi è assolutamente inevitabile, al di là che sia giusto o meno, trattandosi di ambiti, per così dire, differenti. E quindi devo partire dicendo che sono stato e rimango fieramente un accanitissimo fan dell’immensa saga potteriana. Ci sono veramente cresciuto. Suona lezioso ma è proprio così. Come la generazione cui appartengo sono sempre stato contemporaneo e coetaneo di Harry, ho letto le avventure di un ragazzino della mia età, ho imparato con lui la magia, dal Lumos, il più semplice incantesimo per illuminare il cammino alla definitiva sconfitta di uno dei personaggi antagonisti più interessanti di tutti i tempi. Ho visitato un mondo, ne sono rimasto intrappolato, ne porto sempre con me una parte e non ho mai pensato di ripartire da capo per non compromettere in alcun modo il ricordo di attimi di meravigliosa comunione che ho provato leggendo Harry Potter.
Questa piccola premessa serve a far comprendere le mie aspettative riguardo al nuovo romanzo di un’autrice che mi ha regalato una seconda vita, una proiezione immaginaria di me in un universo parallelo in cui esiste una affollata Diagon Alley traboccante di cappelli a punta e calderoni. Aspettative non deluse, devo ammettere con gioia.
La Rowling si cimenta con la letteratura contemporanea, e per contemporanea, in questo caso, intendo reale, verosimile e ambientata nell’odierna Inghilterra, sempre descritta con qualche atmosfera fiabesca, forse intrinseca agli ameni paesini della campagna inglese. La trama è composta da un fitto intreccio di personaggi, suddivisi in due fazioni, che mirano entrambi ad eleggere un proprio componente nel Consiglio locale della cittadina di Pagford, dopo la prematura scomparsa di un consigliere molto amato. Tutto qua. Il piacevole intrattenimento letterario deriva, vista la trama sostanzialmente modesta, ma non per questo elemento invalidante, dalla maestria con cui l’autrice interseca le vite dei numerosi personaggi, con i propri segreti, le proprie abitudini, i propri desideri e aspirazioni. La Rowling delinea caratteri forti, irascibili, deboli, ambiziosi, emblematici e vari quasi in una galleria che mette in mostra i moti dell’animo e l’agire delle persone. Riesce, ancora una volta ma in termini differenti, a creare un affresco della società contemporanea, metaforicamente interpretata dalla comunità di un piccolo paese, in cui tutti si conoscono, ma in cui non tutti si sono necessariamente, idilliacamente, simpatici ed affini e in cui le voci e i pettegolezzi si spandono più veloci di quanto non si possa prevedere. Un libro che mette in mostra la voglia della Rowling di apparire un po’ diversa, di fare esplodere un diverso potenziale, non necessariamente e doverosamente “censurato” a beneficio di un target adolescenziale. Questo la porta all’utilizzo di un linguaggio meno legato a convenzioni, punteggiato di imprecazioni e parolacce, per così dire, che risultano estremamente divertenti, colloquiali e vicine al modo di pensare e parlare di tutti. È proprio questo rinnovato linguaggio, più di tutto il resto, a dare quello straordinario senso di verosimiglianza ad ogni personaggio del romanzo. Un linguaggio, tra l’altro, gestito con grande raffinatezza, per quanto possibile, nel quale i numerosissimi “vaffanculo” non suonano mai volgari, ma anzi appropriati.
Consiglio la lettura de “Il seggio vacante”, anche solo per osservare i passi sicuri che la Rowling compie in direzioni letterarie nuove e promettenti. In ultimo, sottolineo con un po’ di malinconia una caratteristica di questo romanzo che tutti gli amanti di H.P. noteranno sicuramente e troveranno familiare: l’inizio lentissimo. Come tantissime volte abbiamo penato nel dover leggere i primi due capitoli ambientati nella stupida atmosfera perbenista di casa Dursley, scalpitanti nel voler tornare a Hogwarts il più presto possibile, così qui ritroviamo un inizio lento e graduale, che, però, invece di essere un difetto, serve solo, ancora una volta, prolungare il piacere della lettura.
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sono sconvolto...
non capita tutti i giorni... io facci parte di quelli che hanno letto almeno dieci volte la saga
ne parlerebbe da mattina a sera..
di quelli che almeno una volta al giorno lancia un Imperius a qualcuno.
di quelli che scruta ansioso al cielo per vedere dove cazzo si sia cacciato quel maledetto gufo da hogwarts cone la mia lettera di ammissione..
piacere di averti incontrato Maso
giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
:PP
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sottoscrivo tutto quanto quello che hai scritto con così tanta passione, condivido fino all'ultima virgola!