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Kafka sulla spiaggia
 
Kafka sulla spiaggia 2012-12-17 18:50:23 Maso
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Maso Opinione inserita da Maso    17 Dicembre, 2012
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Kafka sulla spiaggia: romanzo di crescita

Dopo una prima dolorosa sconfitta subita contro “DanceDanceDance”, mi trovo a cambiare radicalmente opinione su Murakami, tanto amato dal plebiscito. Forse non proprio radicalmente, avendo comunque convenuto, già dal mio primo approccio non andato a buon fine, sull’ottima tecnica narrativa dell’autore, sulla scorrevolezza del lessico da lui utilizzato e su svariati altri elementi innegabilmente positivi ed emblematici di un talento indiscutibile e indiscusso. Ho ritrovato tutte queste caratteristiche nel bellissimo “Kafka sulla spiaggia” che “si è fatto leggere” in un soffio, con mio personale compiacimento. Un romanzo sicuramente il linea con l’immaginario peculiare dell’autore, per quanto le mia poca esperienza in merito e numerose altre recensioni lette mi abbiano fatto capire agevolmente. Una trama interessante, fortemente popolata di personaggi e situazioni tra loro intrecciate in un abile gioco narrativo, ricchissimo di riferimenti simbolici che trovano un dialogo efficace tra loro. Non mi dilungherò troppo sullo svolgimento delle vicende che i personaggi percorrono. Basta elencare a grandi linee gli ingredienti principali: un ragazzo quindicenne in cerca di un’identità personale, fisica, sessuale, psicologica, e da un certo punto di vista anche inconscia, scappa di casa lasciando le mura familiari totalmente intrise di un’assenza di affetto. Intraprende un lungo viaggio, con il peso di una inquietante profezia, che lo porterà in altri luoghi a lui più affini dove incontrerà persone e ambienti che incideranno a fondo la sua mente di adolescente ancora in crescita, sebbene già matura.
Dall’altro lato la storia di un anziano, eccentrico sessantenne anch'esso in fuga, che tenta di lasciarsi alle spalle un delitto avvenuto in circostanze piuttosto singolari e che persegue un obbiettivo più alto, quello di ritrovare una parte di se stesso che gli è stata negata dall’infanzia. Le due storie verrano ad avvicinarsi lentamente, fino a toccarsi nei risvolti finali del romanzo.
Questo è tutto quello che c’è da sapere della trama, che si arricchisce piacevolmente di importanti spunti di riflessione, evidenziate dalle tante domande che pone a se stesso e agli atri la mente ancora giovane di un ragazzino, perloppiù bisognoso di affetto e di un fine proprio, che si rifugia nel caldo tepore che la lettura e l’autodisciplina sono in grado di dare.
La forte affinità fra i due personaggi principali trova la propria ragion d’essere proprio nella disperata ricerca che entrambi compiono al fine di riempire le lacune che hanno segnato dalle fondamenta il corso delle loro vite. Lacune incolmabili che tentano di essere redente tramite escamotage tipici dell’immaginario fortemente onirico di Murakami. Un universo in cui il paranormale, inteso come l’inconsueto e l’inaccettabile per i canoni della cosiddetta “normalità”, convive senza troppi intoppi con la realtà. Un universo irreale che si innesta e che viene raccontato con la stessa semplicità con cui l’autore racconta gli episodi più consueti della quotidianità. È quindi con questo metro letterario che ritengo sia necessario avvicinarsi a questo autore, abbandonando senza indugi quella spocchia materialistica che tante volte ho visto trasparire dai commenti dei lettori che non hanno gradito qualche elemento dal carattere surreale. Surrealismo il quale, secondo il sottoscritto, trova sempre un senso ben preciso e non sfocia mai nella pacchianeria fantascientifica, rimanendo al contrario estremamente raffinato e in linea con quello stile essenziale che mi sembra derivi dalla natura stessa dell’autore e dal suo luogo di provenienza, il Giappone. Un Giappone, sebbene poco approfondito nelle pagine del romanzo, che però dona al lettore tutto il clima di perfetta sincronia, linearità, simmetria culturale e sociale. Un Giappone dalle grandi metropoli, cosmopolite e popolose, dai fitti boschi, ameni e solitari, dalle spiagge di sabbia bianca “…come polvere di ossa…”. La stessa sabbia che, come allegoria del tempo, scorre tra le mani degli spettatori intenti ad osservare quel ragazzo, Kafka, ritratto sulla spiaggia.

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Commenti

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Ti scrivo quanto appassionata di libri di Haruki, ne ho letti veramente tanti tanti dei suoi libri,(L'UCCELO CHE GIRAVA LE VITI DEL MONDO è fantastico!) ma non sò perchè questo, ogni volta che lo inizio, m'intriga e poi boh...lo lascio lì....Forse perchè appunto, leggendone troppi, questa sua scrittura onirica e quasi psichedelica mi ha un pò stancato.....Ma leggendo la tua recensione gli darò un'altra change, facendo magari passare del tempo! :-)
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gracy
18 Dicembre, 2012
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...legger Murakami è come farsi un flash, ritornare a casa, coprirsi con la copertina di Linus, bere un te caldo e rimanere intrappolati.... "Norwegian Wood" è il mio consiglio.
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Maso
18 Dicembre, 2012
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Grazie del consiglio! "Norwegian Wood" infatti era il secondo Murakami che avevo messo in lista, e, da quanto ho capito, anche quello che lo ha consacrato all'olimpo degli scrittori contemporanei (dove merita di essere :-)). Quindi indubbiamente sarà una lettura cui mi dedicherò con piacere!
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Maso
18 Dicembre, 2012
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Mi farebbe piacere sapere che la mia recensione ti ha fatto superare lo scoglio nei confronti del libro. Comunque posso dirti che è normalissimo. Come dici tu, quando si è letto tanto, o addirittura tutto, di un autore, capita di stancarsi o di saper prevedere in anticipo come un dato autore tratti la data tematica. Soprattutto se si tratta di un autore che non reinventa se stesso ma usa sempre gli stessi "cliché". Ora, non so se questo sia il caso perché non conosco a fondo Murakami, ma è davvero un bel romanzo, almeno per me ha rappresentato un buon punto di partenza dopo "DanceDanceDance" abbandonato miseramente. Chissà, forse anche io lo riprenderò...:-)
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petra
19 Dicembre, 2012
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Che bella recensione, mi ha incuriosito...
5 risultati - visualizzati 1 - 5

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