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il più bel libro di Roth
E' un libro bellissimo, così denso che richiede almeno una seconda lettura. Un Roth sorprendente per lo stile molto diverso dal suo solito. Molto meno ironico ma non meno penetrante. Racconta l'incubo della società americana, la pazzia che s'insinua nella vita apparentemente perfetta della persona più vicina alla perfezione, e anche all'innocenza, che il narratore conosca. Questo tema ricorre in molti romanzi americani. Penso per fare un esempio all'inizio del turista involontario (bellissimo) con la famiglia disgregata dalla morte del figlio cui un pazzo ha sparato a bruciapelo e naturalmente senza motivo mentre era in campeggio (al suo primo campeggio).
E' l'incubo della violenza (follia) che esplode improvvisa e senza motivo. O forse a cercare bene un motivo lo si potrebbe anche trovare. In ogni caso il veleno pervade anche la parte più sana del tessuto sociale annientandola. La morte dello svedese-ragazzo perfetto non è che la sua seconda morte che consegue come prevedibile al taglio delle radici più profonde della sua esistenza: la figlia, la moglie, la casa.
E' una storia triste perché la bontà del protagonista non lo mette al riparo dalla follia ma fa sì che non riesca a trovare gli anticorpi, a reagire alla malattia che si trasforma per lui anche in male fisico dopo aver pervaso l'anima e avergli tolto la voglia di vivere.