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Il commovente diario di una vita
Confesso che Pennac, con Camilleri, è uno dei miei scrittori preferiti. I romanzi imperniati sulla vittima predestinata Benjamin Malaussène, autentico e volontario capro espiatorio nell’ufficio reclami della sua ditta, hanno spopolato, così come i romanzi sulla scuola ( illuminante il “Diario di scuola”) per non parlare dell’altrettanto illuminante racconto “La lunga notte del dottor Galvan”, da leggere e meditare. Il Pennac de “La storia di un corpo” ( meglio l’originale “Journal d’un corps”) lascia all’inizio perplessi : è un Pennac nuovo, al quale non si era abituati, un Pennac dallo stile più personale, intimistico, diretto, che ci introduce in un mondo tutto suo, fino nei particolari più segreti e non facilmente confessabili. L’Autore narra di un diario (quanto vi è di autobiografico?) che il protagonista lascia alla figlia (amatissima), un diario che ripercorre quasi giorno per giorno, lo snodarsi di una vita, dall’età di 12 anni sino agli ultimi giorni di agonia: non è un diario di avvenimenti (sappiamo infatti poco della vera vita del protagonista, se non i tratti essenziali), ma è un racconto del suo rapportarsi con i sensi, dai primi turbamenti giovanili, all’affievolirsi senile dei sensi stessi in un povero corpo martoriato da un susseguirsi di esami diagnostici fino alla prognosi infausta (sindrome mielodisplastica) ed all’accettazione serena della fine. La scrittura è tipicamente diaristica, a volte concisa in poche righe stringate, a volte più elaborata, tesa a descrivere con gioiosa curiosità, sensazioni strettamente personali, dal modo curioso di farsi la barba all’espulsione spontanea e del tutto personale di un polipo nasale, dalle riflessioni sull’immagine allo specchio alla lapidazione (sic !) giovanile a colpi di fichi, da un elenco delle paure nell’infanzia all’affievolirsi del desiderio nell’età presenile… Un Pennac nuovo, ancora inesplorato, che attraverso la descrizione minuziosa dei rapporti del suo personaggio con i sensi e con il suo corpo, mette inconsciamente a nudo la sua anima, sempre con leggerezza e con ironia. Il diario ha momenti anche lunghi di pausa, sintetizzati da “Note” consistenti in lettere alla figlia, una specie di trait d’union fra varie epoche della vita. Prima dell’indice finale, è interessante un curioso (e utile) indice analitico per argomenti, che può facilitare la rilettura di riflessioni sfuggite ad una prima lettura frettolosa. In conclusione, chi conosce Pennac ed è un estimatore dei suoi romanzi troverà qui un Pennac nuovo che, se al primo approccio stupisce e disorienta, finisce poi pian piano, giorno dopo giorno, a conquistare il lettore : la storia di un corpo diventa la storia di una vita intensamente vissuta.
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