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La baracca dei tristi piaceri
 
La baracca dei tristi piaceri 2012-11-05 14:17:16 Ally79
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
3.0
Ally79 Opinione inserita da Ally79    05 Novembre, 2012
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Sesso nei lager

Sei una schifosa ebrea,sei intoccabile …..però una botta te la do lo stesso.

Perdonate la crudezza,ma è di questo che qui si parla:i bordelli nei campi di concentramento.
Alcune detenute venivano scelte per prostituirsi.
I clienti erano di due tipi:altri detenuti che dovevano pagare per quindici minuti di piacere,o membri delle ss.
Sui primi non mi soffermerei:il sesso è intrinseco nella vita e posso comprendere che ci si attacchi ad ogni istinto naturale in certe situazioni.
Sono i secondi che mi allibiscono:sto facendo una guerra mondiale,sto cercando di eliminare la tua “razza”dall’universo e vengo a letto con te.
Già.
L’ennesima contraddizione di una ideologia che alla sua base non aveva nessuna idea.

Divagazioni strettamente personali a parte ci sono due dati rilevanti in questo romanzo:il primo è appunto quello di portare alla luce un fatto non particolarmente conosciuto.Il secondo è che l’autrice è figlia di una donna delle ss.
Attenzione:non una che è entrata a farne parte per compiacere il regime.No.La madre voleva indossare la divisa nera,voleva appartenere a quella follia semi-collettiva.A tal punto da non rinnegarla nemmeno dopo la sconfitta.
A tal punto da abbandonare i suoi figli pur di farne parte.

Eliminati questi due fattori,che a mio avviso restano comunque essenziali,il libro non mi ha colpita particolarmente.
Mi è sembrato un po’raffazzonato,messo insieme da una penna certamente delicata,ma non particolarmente abile.Lascia inconcluse tutta una serie di storie parallele e non è abbastanza crudo da colpire al cuore.

Perché storie del genere devono farti male.

Il dolore è il minimo che si deve provare quando abbiamo il privilegio di poterci limitare a leggere.

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Commenti

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Ciao Ale, della stessa autrice ho letto L'albero di Goethe di cui non ho mai scritto la recensione...
anche lì l'argomento era crudo,ma lo stile di scrittura non mi aveva coinvolto.....
Che libro... io della stessa autrice ho letto "Il piccolo Adolf non aveva le ciglia" e sono stata anche alla sua presentazione quando andavo al liceo, ma non avevo idea della storia dell'autrice... grazie Ale per la segnalazione di questo libro!
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piero70
05 Novembre, 2012
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io continuo a non capacitarmi come si possano, non dico leggere, ma pensare di pubblicare cose del genere...
pura speculazione sul dolore... altrui ovviamente...
che schifo...
bah...
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Sara moncalieri
05 Novembre, 2012
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questo romanzo non l'ho letto, quindi non so dire.
Ma il tema è uno dei bruttissimi rovesci della medaglia di tante guerre, e questo aspetto non andrebbe dimenticato.
Ricordo ancora molto bene "la casa delle bambole" e quello non trovo sia stato un modo di speculare sul dolore....
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C.U.B.
05 Novembre, 2012
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Bella recensione, interessanti riflessioni. Lo avevo preso a mia mamma in biblio questo titolo.
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piero70
05 Novembre, 2012
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va beneeeeeee..
stasera non ne azzecco una eh?
Cristina72
06 Novembre, 2012
Ultimo aggiornamento:
07 Novembre, 2012
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Ma questa Helga Schneider c'è o ci fa? In un'intervista sui bordelli nei lager a domanda precisa: "C’erano anche donne ebree?", ha risposto: "No, mai. E nessun uomo ebreo avrebbe mai potuto frequentare il Sonderbau, per motivi razziali. Erano per lo più tedeschi". E poi va scrivere romanzi del genere... mah.
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Ally79
06 Novembre, 2012
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Ma davvero Cristina???Assurdo questo fatto!
Eh si, Helga Schneider non ha sofferto poi così tanto come vuol far credere, ma soprattutto come chi ha vissuto veramente la discriminazione razziale, e come gli ebrei reduci della Shoa. E' stata anche ospite nel bunker di Hitler. Odio verso sua madre? Ma la vera sofferenza dei campi lei non l'ha patita. Questi libri hanno senso solamente se scritti da chi è stato vittima del nazismo, chi è stato deportato! Secondo me. La Schneider ha venduto, contenta Helga? Ed ha anche pubblicato un libro " Io, piccola ospite del Führer ", brava!
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Ally79
06 Novembre, 2012
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Beh non sono particolarmente ferrata sull'autrice,ma non mi è sembrato in alcun modo volesse esibire un suo personale dolore,si è limitata a scrivere un romanzo usando un argomento che almeno per me era sconosciuto.
Detto questo non trovo che solo chi l'abbia vissuto sulla propria pelle possa parlarne...altrimenti che facciamo...finiti i superstiti non se ne scrive più?
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