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Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare 2012-11-02 10:06:15 Morena V
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4.5
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3.0
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Morena V Opinione inserita da Morena V    02 Novembre, 2012
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ZORBA E FORTUNATA

E’ realmente esistito un gatto grande, grosso e nero di nome Zorba. Era il gatto della famiglia Sepulveda quando l’autore abitava in Germania. Un viaggiatore, amante del mare, un amico fedele che accompagnava lo scrittore anche durante la stesura delle sue opere e la cui morte è stata raccontata con amore e dignità in un altro racconto (questo per segnalare quanto Luis ci tenesse).
Zorba aveva un cuore grande – dice Sepulveda, quindi quale miglior protagonista per una favola moderna come questa ? Una favola semplice perché rivolta ai ragazzi (e allora che senso avrebbe scrivere come Eco ?), ma utile anche agli adulti. I primi lettori de “La gabbanella e il gatto che le insegnò a volare” sono stati proprio i figli dell’autore, che hanno elargito le loro critiche e i loro consigli per migliorare il testo. A me questa semplicità piace, anche perché è ricca di spunti. Sepulveda ci parla della natura calpestata dall’uomo: la madre di Fortunata (la gabbianella della storia) muore a causa dell’inquinamento, qui descritto per una volta dal punto di vista delle vittime. Cosa può provare un gabbiano ricoperto di petrolio? Lo scrittore cerca di immaginarlo. C’è poi il tema della tolleranza: il diverso viene accolto, ci si dà da fare per comprenderlo, infatti la comunità dei gatti del porto si prende cura di Fortunata e scomoda addirittura l’Enciclopedia per insegnarle a volare. Non meno importante è il discorso sulla lealtà: Zorba promette tre cose alla madre di Fortunata e le mantiene tutte. Il grande gatto nero è un predatore, per lui sarebbe facile, anzi normale, mangiarsi la gabbianella (tanto la madre è morta), eppure sceglie la strada più impegnativa, sceglie di sovvertire le regole del conformismo, sceglie la sfida. Mi sembra un messaggio interessante per i ragazzi in un mondo come il nostro dove vince sempre il più furbo e non il più onesto. C’è il coraggio di essere sé stessi: Fortunata è convinta di essere un gatto perchè è nata tra i gatti e da loro viene accudita, ma Zorba sa che non è giusto e la spinge a cercare la sua vera natura, anche se ciò significa osare, come del resto ha osato Zorba fin dall’inizio del racconto.
Credo che una delle morali possibili per questa storia sia accettare e rispettare la diversità, propria e altrui.
Ecco ciò che leggo ogni volta che prendo in mano questo libro, se questa è semplicità, allora ben vengano storie semplici come questa. E magari speriamo che riescano a far crescere degli Zorba e delle Fortunata anche tra gli uomini.

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Bella recensione Morena!
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Morena V
02 Novembre, 2012
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Grazie! E' un libro a cui tengo molto.
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