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Il viaggio della Vita
Il romanzo di Cameron traccia la linea sottile di una crescita...Lascia intravedere un percorso, quello della vita, in cui la dimensione del dolore accompagna lo sviluppo del viaggio verso la meta finale, in cui luce e buio si fondono nel mistero di ciò che viene dopo, nel mistero dell'eternità. Il dolore di cui parla è quello del distacco, dimensione ontologica del divenire. Il protagonista si sente inadeguato perché, in un momento fondamentale del passaggio dalla giovinezza alla maturità, non riesce ad accettare il distacco dal suo mondo, dalla sua vita, dai suoi affetti. Cameron ci fa conoscere il pittore Thomas Cole e i suoi quattro dipinti dal titolo "Il viaggio della vita", splendidamente descritti da James, appunto il protagonista (pag. 120). Nei quattro momenti fondamentali del viaggio la costante è sempre rappresentata dalla presenza di un Angelo. L'angelo di James è rappresentato dalla nonna Nanette, che riuscirà a far comprendere al nipote che in definitiva il distacco va sempre vissuto come un atto di amore. Solo in questo modo è possibile una crescita autentica. James guidato dal suo Angelo riuscirà a compiere il percorso verso la nuova tappa della sua esistenza, ma il libro si chiude insinuando un nuovo tormento, il dolore di un nuovo distacco, simbolicamente affrescato nella incapacità di disfarsi degli "oggetti" che gli ha lasciato la nonna, prima di affrontare l'ultimo e definitivo atto di amore, quello che, partito dalla nascita, chiude il viaggio della vita, consegnandosi alla promessa dell'eternità. Da leggere.
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"...volevo essere nell'ultimo quadro, Vecchiaia, nella barca che andava verso il buio. Volevo saltare quella della virilità. L'uomo adulto era terrorizzato e non riuscivo a capire che senso aveva il suo viaggio..." (pag. 122)
"...i treni...una marea di persone che scappavano da una vita infelice verso un'altra...Il viaggio in treno era un piccolo intermezzo in cui potevano essere se stessi, niente capo, niente marito, niente moglie, niente colleghi, niente figli..." (pag. 177)
"...Pensavo a tutte le cose di mia nonna e a quanto le amavo. Stupidamente mi sembrava che se me le fossi tenute vicino, la mia vita non sarebbe stata infelice. Ma sapevo bene che non avevano tanto potere, anzi che non ne avevano per niente. Erano solo cose. Oggetti." (pag. 191)
"...Lei mi ha lasciato davvero tutte le sue cose. I miei volevano che le vendessi...Io però ho rifiutato...Tieni solo quelle che puoi usare...ma Come faccio a sapere cosa vorrò nella vita? Come faccio a sapere cosa mi servirà?" (pag. 206 epilogo)
"Perfer et obdura! Dolor hic tibi proderit olim (Ovidio)
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