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“Vorrei poter essere tuo fratello anch’io.”
Quando ho girato l'ultima pagina di questo racconto, anche la mia mente è volata ai ricordi di quando ero bambina, agli odori, ai colori, ai sapori, che, dopo anni sopiti nella memoria, riprendono così improvvisamente vita.
Ambientato in un quartiere operaio di una città industriale del Lancashire, a ridosso della prima guerra mondiale, si raccontano le vite e le vicissitudini delle famiglie di un ghetto in miniatura, che un muro invisibile divide due parti, in cui gli ebrei vivono da una parte e i cristiani dall'altra.
Seguiamo la storia vissuta e raccontata dal piccolo Harry, quattro anni; lo seguiamo durante la sua infanzia, seguiamo la sua crescita e la sua maturità; e quando di se stesso egli parlerà come di uno ormai grande, tanto da poter guardare in faccia sua madre non dovendo più alzare la testa, e potendola seguire per strada non dovendole più trotterellare con fatica accanto dandole la mano, ma anzi, sostenendola lui, nei percorsi più accidentati, Harry ha 11 anni. Non sembra più un bambino. Ma lo è. Sembra passata una vita.
Racconta con occhi e voce di bambino che la morte è tenebra. Ma si può celebrare anche la morte dei vivi, se le scelte fatte sono quelle sbagliate.
E di quella cortina di gelo che torna a calare sui lati della strada, a dividere ciò che sembrava potesse finalmente unirsi. E del problema che incombe in casa: è venerdì, c'è il Shabbat, la signora Green verrà ad accenderci il fuoco e togliere la pentola dal camino per impedirci di peccare? No, non verrà! Ma qualcosa di nuovo accade. Quello spontaneo offrirsi da parte della signora Forshaw, che verrebbe volentieri nella nostra casa a farlo per noi, per non farci peccare, se nostra madre accettasse. E il farlo gratuitamente, come autentico gentile gesto, probabilmente è ciò che inizia a incrinare le ataviche certezze di nostra madre.
Poi altre cose accadono, e tutti si riuniscono, e tutti festeggiano come se non ci dovessero essere più distinzioni, addirittura le acerrime nemiche brindano insieme.
Si, questi fatti accaddero nel corso di quegli anni che a me che leggo apparvero lunghissimi, ma furono invece davvero pochi.
“Hai intenzione di farlo circoncidere?” chiese.
“Mio padre mi ha fatto la stessa domanda” rispose. “Non proprio la stessa, ma simile. Voleva sapere se e quando avremmo avuto un battesimo.”
…
“Suppongo che lei non sappia che cosa sia un battesimo. In un certo senso è molto simile alla circoncisione. Fa entrare un bambino nella sua religione. Il sacerdote spruzza quella che si ritiene acqua santa sulla fronte del bambino, ed è questo rituale a farlo diventare un cristiano.”
L'adulto Harry ha sempre avuto quella strada nel cuore, e quarant’anni dopo con la moglie Ruby ci è tornato. Molte cose sono cambiate e si sono modernizzate. Ma la strada e la casa dove era vissuto con la sua famiglia è ancora lì, vuota e sbarrata, come tutte le altre, perché da abbattere. Tutte tranne una, quella dei Green, dove ritrova una conoscenza di quarant'anni prima, che da lì non si è mai mossa. Ed entrando in quella casa riconosce la sua casa come allora, uguale, e viene sopraffatto dalla nostalgia, perché le stanze sono identiche a quelle in cui un tempo ha vissuto: la stessa carta da parati a quadri, la mobilia trasandata e il camino annerito che occupava gran parte della parete, e il fuoco acceso. L’unica differenza tra quella casa e la sua era il grande crocifisso al muro.
“Ma la strada era ancora lì, viva nella memoria, e io sentii i suoni che ero abituato ad ascoltare all'alba, quando ero un bambino e me ne stavo disteso a letto, nella stanza al primo piano della nostra casa. Era il rumore degli zoccoli di legno che marciavano. Tutto iniziò in modo piuttosto sommesso, quando le prime sparute paia di zoccoli uscirono di casa. Poi il rumore si fece più forte, a mano a mano che la gente confluiva nella strada, fino a diventare simile al movimento di una sinfonia che tocca il suo apice, un crescendo accompagnato dalla simultanea raffica delle sirene che si levavano da tutte le fabbriche. Poi fu silenzio e i miei occhi si chiusero nel sonno”.
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