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UN'IMPROVVISA FOLLIA
Deeti, una vedova in fuga dalla famiglia del marito, solo quando sta per imbarcarvisi, capisce il perché ,molto tempo prima di conoscerne l’esistenza, l’Ibis, una goletta a due alberi, le sia apparsa in una miracolosa visione, mentre era immersa nelle acque del Gange: la nave è “padre-madre...l’antenata adottiva e progenitrice di stirpi a venire”. La Ibis è in effetti la vera protagonista di “Mare di papaveri” primo romanzo di una trilogia, nel quale Ghosh canta l’epopea della liberazione dell’India dal dominio inglese e dalle sue stesse tradizioni millenarie ed oppressive. Per questo a mettersi in viaggio per riappropriarsi di un’identità perduta e violata è un intero popolo di vittime oppresse: la povertà, il sopruso, l’iniquità di un sistema corrotto, accomunano in un tacito patto di solidarietà genti di etnie e lingue diverse, la contadine Deeti, il raja d’antichissima schiatta defraudato nei suoi beni e condannato ai lavori forzati, l’orfana francese appassionata di botanica costretta a sposare un vecchio giudice moralista e corrotto, il commissario di bordo dal corpo di donna, incarnazione della venerata zia defunta, e infine i lascari, il variopinto e variegato equipaggio di marinai d’ogni razza. Lo scrittore individua il significativo punto di trapasso fra l’India arcaica e l’India contemporanea in un preciso evento storico: il romanzo inizia infatti nel 1838, quindi la “guerra per l’Oppio “ imminente fra Gran Bretagna e Cina. fa da sfondo all’Odissea della Ibis. Il mare di papaveri accompagna così i profughi nel loro cammino lungo il Gange verso una meta ancora indefinita: i petali da cui si ricava la droga connotano ossessivamente il paesaggio dell’intero Paese,” il paradiso fumoso”, metaforica catena dalla ingannevoli virtù affrancatrici impossibili da spezzare. “Mari di papaveri” e’ un’opera di grande respiro, che, almeno agli occhi del lettore italiano non è in grado di coglierne la complessità linguistica derivante dalla mescolanza di idiomi inseriti nei dialoghi, aspira alla classicità del grande romanzo realista dell’8OO alla “Guerra e Pace”. Ma verso dove va l’India di oggi, o per meglio dire, dove va l’umanità con il suo carico di bizzarrie, passioni e odi? Gli esuli dell’Ibis hanno trovato scampo in uno spazio angusto dove lo scudiscio in mano al capitano oppiomane è l’unica legge vigente e dove non resta loro che contemplare la costa che si allontana con rimpianto: “nelle ceneri del passato di ognuno luccicano tizzoni di memoria ardente….facendo della loro presenza lì, nel ventre di una nave che stava per lanciarsi nell’abisso qualcosa di incomprensibile, di inspiegabile, se non come un’improvvisa follia”
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ho letto il libro e devo dire che me lo hai ricordato piacevolmente.
Laura
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