Dettagli Recensione
Danzando sui vetri rotti
Questa è probabilmente una delle recensioni più difficili che abbia mai fatto, in quanto le sensazioni che ho avuto durante e dopo la lettura di "Danzando sui vetri rotti" sono molto contrastanti. Solitamente le mie opinioni sono bilanciate sia da un giudizio soggettivo personale che tenendo conto del romanzo nella sua oggettività. Però, in questo caso specifico, mi risulta molto difficile esprimermi in termini di soggettività senza fare la figura del mostro insensibile, ma ovviamente devo correre questo rischio e lo farò. La verità è che, nonostante riconosca che sia un romanzo molto valido, che tratta tematiche importanti e drammatiche, che parla di amore puro, valori essenziali, speranza e voglia di vivere, a me personalmente (e ci tengo a ribadirlo e sottolinearlo che è solo un MIO parere) il romanzo non ha colpito in modo particolare, è stata una lettura sicuramente intensa e dolorosa, anche commovente (in alcuni passaggi è quasi impossibile non avere gli occhi velati di lacrime), però non è riuscita a convincermi pienamente.
La trama, che a quanto pare non è del tutto inventata perché l'autrice lavorando in un reparto psichiatrico ha preso spunto da fatti reali, narra di una coppia marito e moglie un po' particolare. Lui affetto da disturbo bipolare e lei che si deve trascinare dietro un fardello genetico impegnativo, essendo la sua famiglia affetta da molti casi di cancro. Questa coppia, che vive di un amore assoluto, deve far fronte alla drammaticità quotidiana della malattia mentale di lui, che oscilla sempre tra depressioni e folle iperattività e che soltanto le medicine riescono ad equilibrare e al tempo stesso deve far fronte anche alla possibilità che lei si ammali (com'è già successo in passato) e la loro vita è un continuo andirivieni dagli ospedali. Ecco, da questi presupposti pensavo di ritrovarmi in un contesto sì doloroso e drammatico, ma credevo anche che da lettrice ne sarei rimasta più coinvolta, che i personaggi riuscissero a trasmettermi qualcosa di più. Invece ho trovato il tutto un po' ripetitivo, i dialoghi sempre uguali, i concetti esposti tendono a picchiare sempre sullo stesso tasto, e in più le scelte della protagonista le ho trovate (a mio avviso) discutibili. Il romanzo pone infatti molti interrogativi sulla possibilità di avere un figlio da parte di una coppia con così tanti problemi genetici, fa riflettere sulla questione da diverse angolazioni, ma poi (lo sapevo già) alla fine si arriva sempre alla solita blanda soluzione che l'amore aggiusta tutto. Purtroppo non mi sono trovata d'accordo con la visione positivista che, nonostante il dramma che si consuma all'interno del libro, vuole vedere tutto secondo la visuale distorta di un presunto altruismo, quando invece (io personalmente, ci tengo ancora una volta a ribadirlo) ho scorto solo egoismo. Poi ok, l'amore sgorga a fiumi da ogni anfratto, la cittadina in cui è ambientata la storia è abitata da persone così tanto gentili, disponibili e buone d'animo che viene voglia di abitare lì, se mai un posto del genere esistesse sul serio, ma... no, soggettivamente non era il romanzo che mi aspettavo.
Se però guardo il tutto secondo una prospettiva meno personale, mi rendo conto che è una storia molto realistica e diversa dal solito, le quasi 450 pagine nonostante le ripetizioni scorrono in fretta, non annoia, sono sicura che molte lettrici si sentiranno molto coinvolte ed appassionate da questa storia d'amore che non include solo la relazione tra uomo e donna, ma coinvolge anche altri importanti affetti familiari.