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Guerre, soli che splendono e dita accusatrici
Partendo dagli anni '60 e giungendo fino ai nostri giorni Hosseini ripercorre la storia del suo paese d'origine, l'Afghanistan, raccontandola attraverso gli occhi di due donne molto diverse tra loro ma unite da un destino comune. Mezzo secolo di scontri ideologici, politici, religiosi, una guerra continua per il potere che semina odio, rivalità, sangue e distruzione sotto gli occhi di un occidente capace di intervenire solo quando c'è di mezzo il proprio tornaconto. In questo contesto si svolgono le vite delle due protagoniste, Mariam e Laila. Mariam è una piccola "harami", figlia illegittima di un ricco possidente e di una sua domestica. Già in tenera età scopre quanto sia dura e difficile la vita, soprattutto per le donne. La serenità della sua infanzia finisce presto, in un attimo crollano ineluttabilmente i suoi sogni e le sue illusioni, scopre quanto si può soffrire quando si è traditi da chi si ama e senza poter reagire si ritrova invischiata suo malgrado in un matrimonio con un uomo violento e prepotente. Laila invece ha un'infanzia felice, una famiglia emancipata, belle amicizie e importanti progetti per il futuro. Ma la guerra tra i sovietici e i mujaheddin incrinerà la sua serenità familiare e la vittoria di questi ultimi segnerà per lei l'inizio di un incubo. E' qui che le vite delle nostre eroine entrano in contatto: all'inizio il loro rapporto non sarà facile ma si sa, le difficoltà uniscono, e quando le due si ritrovano a dover sottostare alla stessa arroganza e alla medesima prepotenza, a dover subire le stesse umiliazioni, a dover sopportare la stessa violenza fisica e psicologica e le stesse discriminazioni sessiste tra loro sboccerà un'amicizia fortissima, toccante, invulnerabile, un legame talmente intenso che porterà una delle due a sacrificare la sua stessa vita per il bene dell'altra. Spaccati di vita quotidiana, precisa cronaca storica, incantevoli descrizioni, angoscianti scene di violenza domestica e non, interessanti riflessioni; il tutto magistralmente condito da una prosa fine ed elegante e dalla straordinaria capacità che possiede Hosseini di emozionare il lettore fino a portarlo alla tachicardia e alle lacrime. L'autore offre un ritratto magnifico di una terra martoriata fino all'accesso dalla follia umana ma incredibilmente affascinante, dove ci sono città come Herat in cui "non si poteva stendere una gamba senza dare una pedata in culo ad un poeta" o come Kabul di cui "non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, ne i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri". Da atmosfere incantate come queste Hosseini passa ad altre più cupe come ad esempio quelle che si respirano in casa di Rashid: qui la paura e la tensione divengono talmente reali da apparire solide come le pagine del libro che si ha in mano, e si ha l’impressione di vivere in prima persona umiliazioni e angherie tanto è forte l’empatia che si crea con i personaggi. Importante e interessante infine la profonda riflessione sulla condizione della donna che è il vero motivo di fondo del libro, e che sarebbe bene guardare non solo in relazione al mondo estremista in cui si svolgono le vicende. Le discriminazioni, gli abusi, la misoginia infatti sono sotto gli occhi di tutti anche da noi e la violenza spesso si trova nella porta accanto o nelle nostre stesse case: “Come l'ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna a cui dare la colpa”.
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Commenti
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Davvero complimenti!
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