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L'Africa non è mai stata così vicina
L’Alchimista è stato il primo libro che ho letto dello scrittore brasiliano, in prima media, ed è stato il primo che mi ha permesso di scoprire un uomo dai mille talenti. Attore, giornalista e musicista, ogni qualvolta io leggo un libro di Paulo Coelho, esso lascia in me un alone di mistero e nostalgia, cosa che è successa anche per L’Alchimista. Leggendo questo libro il lettore viene direttamente catapultato nell’ambiente che circonda il protagonista, sembra veramente di trovarsi in Africa e di sentire quella brezza calda tipica del vento Sahariano soffiare e scivolare sulla propria pelle. Essendo ambientato principalmente nel Nord-Africa, la regione dell’Andalusia viene disegnata soltanto all’inizio del racconto, e ciò mi ha portato a ricordare in modo più dettagliato il continente nero. Forse dipende dal fatto che i personaggi e i luoghi che Santiago incontra nel suo cammino sono descritti in modo così minuzioso da far sì, come detto in precedenza, di essere immersa in quel mondo. La mia sensazione dopo aver letto i primi capitoli è stata proprio quella di immedesimarmi completamente nel protagonista, come se io fossi Santiago, l’ingenuo pastorello che pur di inseguire il suo sogno abbandona il suo gregge di pecore. Parte così per Tarifa, città in cui incontrerà una vecchia zingara; poi sarà la volta di Melchisedec, una figura che resterà per tutta la durata del romanzo avvolta nel mistero; lavorerà per un mercante di Cristalli, essendo stato derubato; e infine proseguirà il suo cammino alla ricerca del tesoro, prediletto nel suo sogno, e dell’Alchimista che lo aiuterà a compiere la sua Leggenda Personale. Ogni luogo, ogni persona, ogni tappa del giovane pastore rappresentano delle prove che egli deve superare in modo tale da poter crescere, maturare e imparare qualcosa da ogni esperienza. Dunque, in questo romanzo moderno, da considerare un vero e proprio capolavoro (il migliore dello scrittore) due sono le tematiche che ritroviamo preannunciate ne “Il cammino di Santiago” e che hanno contribuito al suo successo: il viaggio e il sogno. Per quanto riguarda il primo tema, esso ha da sempre affascinato l’uomo. Qualsiasi libro che narra una vicenda in cui il protagonista compie un lungo e difficile viaggio porterà sempre il lettore ad essere estasiato e a “viaggiare” – perdonatemi la ripetizione – con la propria mente. E come non unire, assieme alla prima tematica, quella del sogno? Un qualcosa di misterioso, che spinge l’individuo a fare cose che un essere normale non avrebbe mai compiuto (come abbandonare il proprio gregge per trovare un tesoro magari inesistente) risulta la scelta migliore. Pertanto viaggio e sogno sono, senza alcun dubbio, il connubio migliore che Coelho potesse scegliere per realizzare un romanzo come questo. Denso di leggende ( vedi Narciso), sogni, aforismi da dieci e lode, personaggi misteriosi, simboli (vedi Urim e Tumim), prove e sfide che portano Santiago a maturare, paesaggi che rimandano a un qualcosa di antico e di pacifico, L’Alchimista è un’opera che è degna di essere letta almeno una volta nella vita da ognuno di noi. Infine ci tengo a dire che il finale di questo percorso interiore, di questa Leggenda, inizialmente può deludere il lettore, come è successo a me, ma fa riflettere su cosa consiste il cammino che ognuno di noi decide di intraprendere per raggiungere i propri sogni, i propri obiettivi, ed è assolutamente l’epilogo migliore che Coelho potesse scrivere, dove l’amore per Fatima diventerà un ulteriore sfida che il ragazzo si appresterà ad eseguire.
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