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Incanto notturno di una terrazza sulla città
Questo è uno dei classici della letteratura indiana, e come tale rispecchia la mentalità e il modo di prendere le cose tipicamente indiani: in un vortice di incredibili storie e personaggi, viste da dietro il bancone di un hotel, si snoda l’avventura umana di Shankar. Costui è un giovane ex impiegato rimasto senza lavoro dopo la morte dell’avvocato per cui lavorava (ah, il senso di casualità indiano!) che riesce, grazie a un detective aiutato da lui spesso in passato, a farsi assumere presso il più celebre hotel di una Calcutta degli anni Cinquanta, un grandissimo palazzo che sembra veramente una città nella città… Allo Shajahan Hotel la gente va e viene in continuazione e Shankar avrà occasione di incontrare personaggi davvero particolari, a cominciare dal direttore Marco Polo, per continuare con l’affascinante figura di Bose-da, addetto alla reception e dispensatore di saggezza spontanea e immediata (“ Non c’è nulla di permanente in questa straordinaria città, neppure la vita…….La fama? E’ fugace come una cometa che solca il cielo. Quello che ieri era un imperatore e passava la notte nella camera più lussuosa dello Shahjahan Hotel, oggi è un poveraccio e dorme in mezzo alla strada.”) E poi storie di amori clandestini, di ballerine e nani, di segretarie che scappano e poi ritornano…. Ma, soprattutto, il fascino incantevole di quelle notti stellate sulla terrazza dello Shahjahan, piena di cubicoli e tettoie che costituiscono, per dirla come Bose-da, la “locanda gratuita” degli inservienti dell’hotel. E vive lì anche Gomez, il capo musicista (“Non ho altra scelta. Quando la notte lo spettacolo finisce, in città non girano più tram e autobus”, risponderà a un esterefatto Shankar che lo sorprende alle quattro del mattino sulla terrazza con un fornelletto a preparare un caffè). Ecco, nonostante abbia letto il libro un po’ di tempo fa, quel che mi è restato intatto è il senso di notturna umanità di quella terrazza, dove tra scrosci di risate, brandelli di conversazioni e dolcissime sinfonie suonate di prima mattina, la vita si dipanava in mille sfumature pronta, ogni volta, a reinventarsi di nuovo nel turbinio del giorno nascente.