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Una grande tristezza in un libro pungente
Dico innanzitutto una cosa: per leggere questo libro ho dovuto superare il disgusto iniziale provocato dalle pagine iniziali. Splendido per descrivere alienazione e solitudine dei protagonisti, ma veramente un po' eccessivo se uno non è preparato a una tale situazione. Poi, però, succede una cosa stranissima: ho cominciato a vedermi davanti questi personaggi. Prima di tutti la malata Lia, poi il fratello Sid, l'infermiere Sotiris e la ragazzina Nina, tutti con le loro vite di solitudine e con un grandissimo bisogno, in fondo, d'amore e comprensione e, alla fine, ho sentito di amarli, di amarli tutti con le loro fragilità e i loro difetti a volte celati e a volte evidenti, a volte ai limiti della depravazione e altri spaventati dalla vergogna... Un romanzo di un'intimità sconvolgente, dove senti odore di corsia d'ospedale e profumo d'arance, l'aria stantia e pesante di un monolocale non riordinato e la brezza del mare tranquillo su cui galleggiano le pittoresche barchette dei pescatori... Nel libro c'è bruttezza e c'è bellezza, proprio come nella vita. Ed è veramente poetica e commovente l'immagine della piccola Nina, ancora intatta nella sua giovane purezza di vita, che cerca in tutti i modi di sfuggire agli "zombi" che la circondano e di mantenere l'equilibrio mentale. Un libro che non dà lezioni, troppo difficili in questo sconclusionato girotondo di vite e vicende, ma alla fine facciamo tutti il tifo per Nina...