Dettagli Recensione
"La (inconsistente) trama del matrimonio"
Una copertina attraente, una presentazione invitante, un autore che già ti ha lasciato un’impressione più che positiva. Questo romanzo aveva tutto e dico tutto, per farmi credere di essere uno di quelli che mi avrebbe inchiodata sul divano a leggerlo per ore.
E per ore mi ha sì intrappolata, pure per un mese buono potrei dire, di noia però, perché dopo due pagine avevo già voglia di chiuderlo. La lettura si è trascinata così a lungo che stavo meditando di trasformarlo in un reggi porta, o in un simpatico soprammobile o, soluzione più drastica, farlo volare giù dal balcone.
Perché “La trama del matrimonio” non è assolutamente il libro che mi aspettavo, né uno che volessi leggere.
Le premesse sono molto buone.
Anni ’80, America. Ci sono tre ragazzi appena diplomati che si affacciano al futuro.
Madeleine è di buona famiglia, una ragazza moderna ma comunque legata alle formalità impartitele sin dall’infanzia. Controcorrente rispetto all’epoca, ama autrici dell’ ‘800 e la sua tesina, che tratta proprio quel periodo, si intitola “La trama del matrimonio”.
Leonard, che proviene da un contesto familiare turbolento, è dolce e brillante, alto e affascinante, ma soffre di un disturbo maniaco-depressivo che dopo parentesi di normalità, lo fiacca e lo abbatte.
C’è infine Mitchell, appassionato di religioni, timido e poco appariscente.
Cosa unisce i tre?
Ovviamente un triangolo amoroso. Madeleine si innamora e si fidanza con Leonard - Mitchell si convince che Madeleine sia la donna che sposerà – Madeleine e Mitchell sono “forse amici-forse possibili amanti-ma senza concludere”.
A questo punto ci si aspetta che lo svolgimento sia una moderna versione dei romanzi del ‘800, dove tutta la storia era incentrata sul matrimonio, dal corteggiamento, agli equivoci fino alla realizzazione.
Forse l’intento di Eugenides era proprio questo, ma credo che si sia perso per strada.
Innanzitutto troppa carne al fuoco, troppe citazioni, troppi spunti che non portano a niente.
Perché dedicare tante pagine alla semiotica, per poi abbandonarla all’improvviso senza che abbia portato contributi evidenti alla storia?
Perché decidere di scrivere di un triangolo amoroso, peccando assolutamente in passione e amore e mettendo come collante, giusto qualche scena di sesso qua e là?
Perché non approfondire meglio i personaggi, a cui si rimane indifferenti, che non coinvolgono mai fino in fondo nelle loro vicende, paure e sofferenze?
Perché non sviluppare una trama coerente all’intento e imbastire invece un polpettone sfilacciato che imbocca solo vicoli ciechi?
Unica nota positiva allo stile, che tranne nella prima parte dove Jeffrey si è dilungato in digressioni noiose, inutili e col solo risultato di rallentare la lettura, è piacevole, colto, intriso di riferimenti ad altri testi.
Stile nel complesso sprecato però, perché è la sostanza che manca, è lo sviluppo dei personaggi che pecca, il coinvolgimento emotivo è nullo, puramente cerebrale … e neanche tanto visto il forte desiderio di “uccidere” il libro defenestrandolo.
Non posso consigliarlo, se non per la sua piuttosto consistente mole che può risultare utile a tante altre occupazioni che non siano la lettura.
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Commenti
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In sinstesi direi che è un libro che non aggiunge nulla; molto meglio leggersi un qualunque romanzo inglese dell'-800
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