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Crackpot. La storia di Hoda
 
Crackpot. La storia di Hoda 2012-08-31 08:10:44 antonelladimartino
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
3.0
antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    31 Agosto, 2012
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Non scordiamoci il passato

Esuberante, generosa e fuori dagli schemi, dai confini e dai valori comuni: Hoda, il vaso rotto, è un personaggio difficile da dimenticare, ma soprattutto da contenere.

Il romanzo è ambientato tra gli ebrei canadesi di Winnipeg. Nelle prime pagine assistiamo all’arrivo dall'Ucraina del padre di Hoda, che entra nel nuovo mondo nascondendo la sua cecità dietro una Bibbia al rovescio. Insieme a lui ci sono la moglie gobba e la figlia, ancora in tenera età ma già molto robusta. Da allora in poi, saranno proprio i valori di una Bibbia capovolta a tessere l’esistenza comica e tragica, tenera e grottesca di questa famiglia di vittoriosi perdenti.

Hoda cresce nel contrasto tra la brutalità del mondo visibile, che la rende pragmatica, e la fede dell’amoroso padre cieco, che le dona ingenuità e voglia di vivere. Le vicende dell’infanzia di Hoda, narrate con voce bambina, denunciano le crudeltà in cui sopravvivono i bambini più indifesi: gli adulti ne abusano spesso, quasi sempre a cuor leggero, talvolta in buona fede. La bambina obesa, maltrattata dalla sorte e dai compagni di scuola (ma non dai genitori) si trasforma presto in una esuberante lavoratrice sessuale; non è arrivata al mestiere per vocazione, eppure vende piacere con allegria, senza rimorsi e senza rancore.

La scrittura poco scorrevole, a volte prolissa, comunque densa e priva di banalità, accompagna come un fiume la storia di Hoda: nel corso lento e continuo degli anni la vita si rinnova tra nascite e morti, guerre e ricostruzioni. Anche la protagonista cambia, si evolve con il passare delle fatiche, delle gioie, delle delusioni: la bambina che si prostituisce sperando ancora nel principe azzurro con gli anni perderà l’ingenuità e parte della sua sfrenata allegria, ma non la voglia di vivere.

Non può che essere lieto il finale di un romanzo che include miseria e sofferenza, ironia e crudeltà: il vaso si spezza e il cerchio si chiude, con l’inizio di una nuova vita.

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