Dettagli Recensione
Un mondo senz'anima fin troppo tangibile
La lettura non è molto scorrevole, ma lascia al palato quel sapore intimista che è parte caratterizzante di tanta letteratura nipponica contemporanea.
Tutta la storia procede per piccoli indizi, mentre i protagonisti crescendo scoprono pian piano l'amore e coltivano la speranza che la "galleria di Madame" contenga la via di fuga a quello che per loro sarebbe altrimenti un destino ineluttabile. E Ishiguro ci fa sperare insieme a loro, ci tiene in sospeso fino alla gelida, terribile, stoccata finale: in una terribile epifania sulla filosofia ontologica dei cloni (sono anch'essi umani o sono da considerarsi al pari delle bestie da macello?), la realtà non potrebbe mostrarsi più alienante.
Ishiguro ci mette davanti agli occhi una distopia agghiacciante proprio perchè possibile; ci ricorda nitidamente la fredda capacità dell'uomo di disumanizzare sè stesso: un grido silenzioso che, proprio perchè proviene da uno dei figli di Hiroshima, si fa ancora più concreto.
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Il film, invece, è stata una vera delusione: lento, lento.