Dettagli Recensione
La conapevolezza del dono della vita
Olive Kitteridge di Elizabeth Strout
Leggere il romanzo della Strout è stato come sfogliare la partitura di un’opera musicale. Le parole sono un complesso linguaggio di suoni che esprimono sentimenti ed emozioni. L’autrice, attraverso il personaggio centrale del romanzo, Olive Kitteridge, ci rivela le storie dei suoi concittadini di un piccolo paese nordamericano; storie che ci si appiccicano addosso, che possono riguardare ognuno di noi, che penetrano nell’animo e ci costringono a riflettere sul senso della vita. La schiettezza quasi brutale di Olive, il suo sarcasmo, nasconde la paura che non ci rende liberi: “Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura, sarete soltanto degli schiocchi qualsiasi”, è la frase che rivolge ai suoi alunni, e credo serva ad esorcizzare la sua paura, indossando la maschera della severità e della durezza. Illuminanti sono i capitoli dove Olive è protagonista; nelle pieghe della sua esistenza convenzionale (la scuola, la pensione, il figlio Cristopher e il rapporto col marito Henry), l’autrice fa una riflessione sulla vita di ognuno di noi che, tranne in casi eccezionali, non è fatta di grandi avvenimenti ma di piccoli accomodamenti e di splenditi illuminazioni: dai momenti persi, alle cose non dette, all’amore inespresso quando ancora si poteva amare. Come quando Olive va a trovare il figlio a New York e lui le dice gelido: Sei capace di far stare malissimo gli altri. Hai fatto stare malissimo il papà”, o quando il marito Henry le dice: “Lo sai Ollie, in tutti gli anni in cui siamo stati sposati, non credo che tu abbia mai chiesto scusa una volta. Per nulla”. Un romanzo malinconico e di profonda intensità psicologica che ci parla della solitudine e della tristezza che accompagnano il trascorrere degli anni, ma Elizabeth Strout, in un capitolo del romanzo, “Concerto d’inverno” ci dice che la vita è un dono e che uno dei pregi dell’invecchiare è la consapevolezza che molti momenti della vita non sono soltanto momenti, ma doni.
Ma come si fa, dico, a non leggere questo stupendo romanzo!
Siracusa 26-8-2012