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Sulla cattiva strada
“Qual è la tua strada,amico?La strada del santo,la strada del pazzo,la strada dell’arcobaleno,la strada del pesce piccolo,una strada qualunque.E’ una strada che porta chiunque dovunque comunque.Chi dove come?”
Chi si imbatte in questo libro,di solito,è perché ne ha sentito tanto parlare,soprattutto negli ultimi anni,dove è tornato alla ribalta il mito degli hobo:una vita di sregolatezze,senza mete precise.
Kerouac è stato il simbolo della beat generetion.Beat vuol dire ritmo,ma Kerouac lo intende come radice della parola “beatific”,la condizione umana che si cerca per tutta la vita,ma che lui stesso,pur provandoci,non ha mai trovato.
E’ questo che porta Sal,pseudonimo utilizzato dall’autore per identificarsi nel testo, e Dean Moriarty,suo grande amico di avventure,a viaggiare lungo tutta l’America:cercano “quella cosa”.
Il libro in sé,a tratti lascia un senso di noia,come sempre quando si ha a che fare con elenchi di nomi di città e di persone, o descrizioni dettagliate di serate che sembrano un diario segreto di un quindicenne appena tornato a casa.
Ma,ci sono anche stralci di testo che ti lasciano dentro il sapore della strada,il sapore di notti insonni su e giù,il sapore delle albe e dei tramonti che ti passano accanto,dell’America,di donne amate e poi lasciate,di chi vuole sfuggire dall’imbuto di un’etichetta sociale e rompere gli schemi e divertirsi.
Certe cose a rileggerle oggi,a più di cinquant’anni di distanza,possono sembrare assurde o comunque banali,ma a quell’epoca,anche solo pensare certe cose,era follia.
E se oggi,ho sentito molti giovani parlare di questo libro come di una “cavolata”,è solo perché forse non l’hanno mai letto,o forse non l’hanno letto con il cuore,che poi è la stessa cosa.
Certo,non pretendo che l’opinione sia unanime,in fondo per piacerti un libro del genere,devi essere un po’ pazzo e avere dentro di te lo spirito d’avventura variegato al senso di incompiutezza più totale.La voglia di cercare qualcosa,di volere qualcosa che tu stesso non sai cosa sia.Allora mollare tutto,la tua vita,lasciarla lì in stand by,e partire. Montaigne diceva: “Chi parte sa da cosa fugge,ma non sa quello che cerca”.
Detto questo,per tutti i “pazzi”,auguro una buona lettura, “perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi,i pazzi di voglia di vivere,di parole,di salvezza,i pazzi del tutto e subito,quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità,ma bruciano,bruciano,bruciano come favolosi fuochi d’artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno Ooooh!"