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UN UOMO E LA SUA NINFA
Quest'opera somma mi ha insegnato che la passione non è sempre sinonimo di amore travolgente tra due adulti. Quest'opera mi ha insegnato che la passione, l'amore, il profondo legame che si può creare tra due persone, va ben al di là delle regole della società, della moralità, di quella che noi chiamiamo "normalità" (che poi per citare Pirandello...qual è la differenza tra normalità e anormalità?).
Lolita è una storia conturbante che a ragione riceve disapprovazioni più o meno ferree a causa della tematica scabrosa che affronta, tuttavia rileggendo tra le righe il racconto che Nabokov crea nei panni dell'imputato H.H. non si può che affezionarsi a quest'orribile uomo, a questo seducente e decadente stupratore che veste gli abiti di padre nei confronti di questa bambina/donna.
Soltanto se la si guarda attraverso gli occhi di Humbert si può continuare a leggere la storia di Lolita.Soltanto attraverso la fuorviante deviazione di Humbert si può provare pietà per quell'abominio e per quell'amore calpestato. Soltanto se seguiamo la narrazione addentrandoci nei ricordi del professor Humbert comprendiamo che Lolita non è che uno specchio di quel primo grande amore che si è franto nel cuore del protagonista. Uno specchio distorto, come quelli dei Luna park, perchè Humbert non è più il ragazzo sedicenne innamorato della fanciulla. E' un uomo cinquantenne che s'innamora appassionatamente come un sedicenne. E forse chissà l'ultimo rifiuto di Lolita è quello che uccide davvero quel ragazzo innamorato di un tempo.
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Ancora non ho finito la lettura ma sento anche io empatia verso di lui ma anche per Lo, che nonostante abbia preso già prima di Humbert strade sbagliate era comunque fortemente scossa dalla situazione. Inizialmente abbandonai la lettura proprio per questa caratteristica: Nabokov ti rende partecipe, nel bene o nel male sei lì con lui e Lo, con i sui pensieri, interagisce con il lettore non appena sente che lui si sia un po' messo in disparte e quindi mi sentivo parte di questo abominio verso il quale ovviamente provavo disprezzo. Ma poi dopo qualche anno l'ho ricominciato con una lettura più consapevole e devo dire che sono in grado a tenermi di parte dai pregiudizi e mi gusto la lettura e tutte le motivazioni che stanno dietro a lui e a lei e alla società intera. Perché nessuno è intervenuto in fin fine, tutti colpevoli come dice Dostoevskij.
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e dai 'sti pedofili, poveracci! in fondo, che male fanno... hanno un cuore infranto in gioventù...
e se si fanno i nostri figlioletti, che male c'è? Sono cinquantenni che si innamorano appassionatamente come sedicenni...
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