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"La parola più bella del vocabolario."
Se uniste monologhi di un’arguzia unica, con semi flussi di coscienza di un elegante cinismo e con precise digressioni storiche condite di pungenti commenti, otterrete, senz’altro, questo avvincente ed ottimo lavoro del buon vecchio Philip. La storia è, anche questa volta, ambientata a Newark, ai tempi della guerra di Corea, degli anni ’50, ma il personaggio protagonista è Marcus Messner, un giovane studente americano ebreo, alle prese con se stesso e con i difficilissimi caratteri della madre e del padre; è proprio in seguito ad un piccolo litigio con quest’ultimo, Marcus decide di fuggire e trasferirsi in un college dell’Ohio, dove avrà luogo la sua catabasi. Tra depravati compagni di campus, tra sconvolgenti incontri, come quello con Olivia e noiosi obblighi ai quali adempiere, il lettore, soggiogato da una serie di strabuzzanti sorprese narrative, sarà stravolto almeno quanto il protagonista sarà “indignato”.
Non resta che augurare Buon Roth a tutti!