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Qualcuno con cui correre
 
Qualcuno con cui correre 2012-08-14 19:15:04 marty96
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marty96 Opinione inserita da marty96    14 Agosto, 2012
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STUPENDOOOO :)

Il libro tratta la storia di due ragazzi Assaf e Tamar entrambi sedicenni nella Gerusalemme dei giorni nostri. Assaf, che durante l’estate lavora all’ufficio comunale degli animali smarriti, si trova a dover intraprendere una corsa con Dinka un labrador sperduto che lo condurrà nelle tappe giornaliere che percorreva la sua vecchia padrona Tamar: prima dal pizzaiolo fino ad arrivare in una torre in cui trova una suora: Teodora. Questa preoccupata per la prolungata assenza di Tamar racconta ad Assaf la sua storia intrecciata a quella della ragazza. Assaf che ama le storie decide di fare la parte dell’eroe e si precipita con la sua nuova compagna alla ricerca di questa misteriosa e affascinante sedicenne. Durante la corsa viene arrestato in quanto si pensa sia uno spacciatore, questo perché Tamar un po’ di tempo prima in compagnia di Dinka aveva comprato delle dosi di droga, cosa centra con tutto questo Assaf? Beh il poliziotto ha riconosciuto il cane, ma il ragazzo riuscirà a cavarsela attraverso la multa che avrebbe dovuto presentare al padrone di Dinka. Assaf chiede consiglio a Karnaf l’ex fidanzato di sua sorella con cui ha mantenuto buoni rapporti, lui non approva del tutto la decisione del ragazzo ma finisce con il cedere alle sue ragioni. Dopo il pranzo con l’amico, Assaf continua a seguire Dinka che lo porta in un quartiere sconosciuto in cui incontra Matzliah un ragazzo che conosce Tamar, lui gli racconta alcuni particolari e gli parla delle stelle e del cielo, la sua grande passione. Il giorno successivo il cane conduce il ragazzo in un villaggio abbandonato in cui trova due ragazzi, Sergej parla ad Assaf di una Tamar impetuosa e coraggiosa, gli dice che era alla ricerca di un ragazzo, forse il suo ragazzo, Sergej riportando le informazioni introduce nel racconto la parola mafia al che Assaf si preoccupa e si precipita al telefono nel quale lo attende Karnaf. I due si fermano in uno spiazzo al centro c’è una piscina, si tuffano, Assaf si addormenta ma viene svegliato da ragazzi che poi lo pesteranno. Dinka lo porta alla stazione degli autobus, al deposito bagagli dove recupera una valigia appartenente a Tamar, dentro trova abiti, cinque diari, che sfoglia e legge per avere altre notizie …
Tamar la coprotagonista si rade i capelli, e inizia a vagare per le piazze e i quartieri di Gerusalemme improvvisando la sua più grande passione: cantare. Dopo giorni due anziani signori gli fanno la tanto sospirata domanda: “ Ce l’hai un posto dove stare la notte carina?” e così la accompagnano alla casa degli artisti di Pessah un organizzazione mafiosa camuffata sotto un nome improprio per l’attività. In questa casa Tamar conosce Shelly, la ragazza con cui divide la stanza, Shelly gli presenta un po’ la vita nella casa: orrenda, ignobile, inutile, umiliante … Tamar ben presto impara la lezione e fa per tutta Gerusalemme e dintorni spettacoli in piazza racimolando una somma considerevole. Dopo un po’ di tempo dall’ingresso alla casa Tamar, ritrova Shay il fratello entrato nell’organizzazione da tempo, un tossicodipendente che con la chitarra fa miracoli, Tamar progetta di scappare con il fratello, questo infatti era sempre stato il fine della sua pericolosa esperienza. I due scappano durante un’ esibizione a due fregando gli scagnozzi di Pessah e vanno prima da un’amica intima di Tamar: Leah, e poi si rifugiano in una caverna dove la ragazza curerà il fratello e tenterà di disintossicarlo.
Assaf continua il suo percorso con la compagna che lo porterà in una piazza, nella quale si esibiva una ragazza alle prese con il violoncello, la musicista riconosce Dinka, chiede ad Assaf di salutare Tamar e gli suggerisce di scappare, ad un tratto Assaf si sente in piena sintonia con Dinka che correre per sfuggire alla presa degli inseguitori, il cane porta il ragazzo di nuova da Teodora, Assaf è sconvolto in quanto la torre è stata messa sottosopra dagli scagnozzi di Pessah… Dinka seguendo l’odore della padroncina arriva nel ristorante di Leah. Questa persuasa dalla forza di volontà di Assaf gli svela il nascondiglio: la caverna, a quel punto Assaf conoscerà finalmente Tamar e l’aiuterà con Shay. Dopo pochi giorni Pessah e i suoi vengono a sapere del nascondiglio e tentano di sedurre Shay con la droga, intimorendo non poco Tamar e Assaf. Proprio dopo aver pronunciato frasi e minacce disdicevoli, spuntano da alcuni cespugli dei poliziotti che arrestano Pessah e i suoi, tutto questo è stata opera dell’inimitabile Karnaf artefice del salvataggio dei tre. In quella medesima notte Shay torna a casa dai genitori mentre Tamar e Assaf tornano nella caverna per pensare, riflettere, tacere …(“ Quasi non parlarono. Tamar pensò che non aveva mai incontrato nessuno con cui si sentiva tanto bene tacendo”).
La storia come già detto è ambientata a Gerusalemme, una città particolare, insolita per questo genere di racconti, siamo più abituati ,infatti, a leggerla, e vederla o in sfondi religiosi o come ricordo di numerose guerre e tragici eventi, una scelta inconsueta e singolare anche se straordinaria. La cosa che mi ha colpito è il punto di vista di Grossman che sta nel farci osservare la sua città con gli occhi di due adolescenti che ci mostrano non tanto il mosaico di popoli, culture e tradizioni che rappresenta Gerusalemme e Israele stesso, ma una varietà di caratteri, una vivacità e agilità che non avrei mai pensato si potesse attribuire alla capitale.
Assaf è un ragazzo di sedici anni che lavora temporaneamente per il comune come accalappia cani. È un ragazzo curioso, orgoglioso, altruista, caparbio, ostinato e forte, tenace e risoluto nelle sue scelte, un ragazzo che matura durante la storia, diventando responsabile, crescendo attraverso le molteplici esperienze con cui dovrà combattere, soffrire e alla fine trionfare. Usando il silenzio, la riservatezza, la discrezione, la timidezza, ma soprattutto la forza che si cela in lui riuscirà a dimostrare a tutti ciò che si nasconde nel suo cuore, mostrerà agli altri la sua forza di volontà e il suo valore nelle svariate vicissitudini del racconto.
Tamar è la coprotagonista, una ragazza sedicenne che appare attraverso le descrizioni dell’autore matura, leale, responsabile, volenterosa, discreta, forte e pronta a fare tutto per le persone che le stanno accanto. È una ragazza che si trova vicino ad “amici” che non le appartengono, che recitano la parte, fatta eccezione per Teodora, Leah ed Halina ( la sua insegnate di canto). È una ragazza astuta e sveglia poiché di fronte alle difficoltà che le si presentano davanti, raggiunge sempre il suo obiettivo a qualunque costo.
Dinka è una bellissima labrador, affettuosa e docile, buona e coraggiosa, in perfetta sintonia con in due protagonisti. La si può chiamare “filo conduttore” delle due storie in quanto attraverso di lei, Assaf riesca a scoprire Tamar. È un cane gentile nei confronti dei protagonisti, ma pronto ad essere aggressivo con i personaggi negativi che per Assaf sono rappresentati nei ragazzi che lo pestano e negli scagnozzi di Pessah e che per Tamar prendono la loro forma nello stesso Pessah e nei suoi alleati.
Teodora è una suora di clausura, fin da ragazza (diciotto anni) era stata inviata in una torre con annesso un ostello per gli eventuali pellegrini. La donna è ingenua, aperta e curiosa di quello che succede al di fuori del monastero. Il suo corpo appare naturalmente invecchiato dopo cinquant’anni all’interno dell’edificio, il suo spirito e la sua mente, però, rimango quelli di una ragazza, la sua caratteristica peculiare è appunto il vedere il mondo attraverso gli occhi di Tamar, che funge da filtro con l’esterno.
La seconda grande amica di Tamar è Leah, un’ ex-tossicodipendente che aiuta in ogni frangente la ragazza anche se sa che dentro di sé potrebbe ricadere nel vortice della droga, affronta ogni momento, con disponibilità, tutte le difficoltà che gli trasmette la sua migliore amica, che è anche la migliore intrattenitrice di Noiku: sua figlia.
Shay è il fratello maggiore di Tamar, quasi ventenne, intrappolato nelle grinfie di Pessah, che gli offre protezione e droga, soprattutto droga. Quest’ultima, in particolare eroina, lo rende un musicista fantastico, un mito con la sua chitarra elettrica, nera. È un ragazzo dal carattere fragile e debole, per questo più soggetto alla dipendenza che gli stupefacenti danno. Shay è un vinto, sottomesso a un gruppo di persone apparentemente più forti di lui, vinto soprattutto nel morale, in quanto non reagisce alla sua situazione ma la aggrava con la passività con cui l’affronta.
In ultimo Pessah il personaggio negativo del racconto, è il coordinatore di un’organizzazione malavitosa, camuffata sotto il nome di “casa degli artisti”. In effetti il personaggio ha come proprietà una vecchia casa, in cui da vitto e alloggio agli artisti di strada di Gerusalemme. Sotto tutta questa storia c’è un traffico di droga parecchio vasto e redditizio, che procura la gran parte del guadagno di Pessah.
La citazione più bella che ho trovato nel libro è detta per bocca di Assaf:
“Come diceva Teo? Non cercare di capire cose che non puoi.” Una delle cose più importanti del mondo è a mio avviso avere tanta curiosità, per poi produrre e alimentare la passione che ogni persona ha, una curiosità che nutre la sapienza, una curiosità che però spesso esalta e fa veder cose che non ci sono, che ti porta a diffidare di ogni più piccolo dettaglio, che ti rende superbo, mentre per apprendere ed essere veramente sapienti bisogna essere umili di fronte alle cose più grandi, bisogna a mio avviso accettare il dubbio che si cela nella quotidianità dell’uomo, perché qualsiasi scienziato o saggio potrà confermare che la certezza non esiste in quanto rende vana la stessa verità.
Per concludere l’analisi, parliamo dello stile dello scrittore e di come ha lavorato sulla lingua. Il libro è scritto in modo scorrevole, con un lessico appropriato e dettagliato, molto ricercato nelle descrizioni e nelle riflessioni, per comunicare in modo più chiaro possibile il messaggio. L’autore gestisce in modo particolare il tempo della narrazione alternando le storie dei due protagonisti ed evidenziando lo spazio temporale tra l’avventura di Tamar e quella di Assaf, portata a termine in due giorni e iniziata quattro settimane dopo quella della ragazza. I dialoghi non costituiscono le parti principali della comunicazione, secondo me la riflessione e i pensieri sono il fulcro della narrazione del libro, reputo questa un’ottima scelta perché da spazio al lettore di ragionare e pensare alle responsabilità, alle conseguenze, a come ognuno di noi avrebbe affrontato una situazione del genere. Le descrizioni non sono molto fitte nel racconto anche se dettagliate ed essenziali per comprendere in pieno il contenuto di un paragrafo o di addirittura un capitolo.
Infine la storia la reputo una “fiaba moderna” con tutti i suoi elementi: Assaf e Tamar fanno la parte degli eroi che salvano: il primo la ragazza e la seconda Shay, attraverso l’ausilio di personaggi magici, d’aiuto ai protagonisti (Dinka e le persone che incontra durante la loro esperienza), l’immancabile antagonista che si personifica in Pessah, ma che è realmente l’incoscienza di tanti giovani, che cercano la felicità in posti o in cose sbagliate.
I temi principali del libro sono palesemente la droga e la tossicodipendenza, che vengono affrontate dai protagonisti con serietà e con responsabilità, un tema ricorrente nei romanzi adolescenziali in quanto un problema tutt’ora irrisolto e in grado di mietere vittime a migliaia. Un romanzo questo che, attraverso questo problema e la responsabilità dei ragazzi che tentano di superarlo, può essere definito di formazione, in quanto fa pensare il lettore e fa scattare meccanismi mentali che in me, hanno portato a riflettere non solo alla droga ma anche all’amore fraterno di Tamar, perché credo, che questo, sia uno dei legami più forti e indissolubili che abbiamo nella vita, ma che può essere frantumato da una realtà così demolitiva come quella della droga, che tesse, nella mente umana una sottilissima membrana, in grado di offuscare ogni cosa, anche i sentimenti più profondi, trasformando l’amore in odio, il desiderio d’aiuto in impotenza e la luce in ombra, l’ombra in macchia, sì! Una macchia che imbratta tutto ciò che tocca e che annebbia, distorce, distrugge tutto ciò che c’è di buono, facendo dimenticare all’uomo la cosa più importante: la vita è il dono più grande per ogni essere umano e la libertà, il fregio più importante!

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17 Aprile, 2013
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Scusa, mi sono sbagliata il pollice doveva essere verde
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