Dettagli Recensione
da leggere assolutamente!!! (spt ragazzi)
Il libro è incentrato sulla storia di due ragazze, Lou e No. Lou, tredicenne, ha un quoziente intellettivo sopra la norma: per questo ha saltato due classi, dopo aver passato un certo periodo in collegio. Lou non è una ragazza felice, infatti a casa ha una situazione familiare complessa: la madre è depressa a causa di una tragedia della quale nessuno parla mai (morte improvvisa della sorella neonata di Lou, Thais) e per questo è scollegata alla vita reale, non dimostra più affetto né per la figlia né per il padre, inoltre per quello che secondo lei è il bene di Lou, si nasconde dietro una maschera felice . I compagni di classe ignorano la ragazza per il suo carattere un po’ chiuso e l sua intelligenza mostruosa, ritenendola anormale . proprio tutti la ignorano? No, tutti tranne uno, Lucas, il re del liceo, diciassettenne, pluribocciato, che rappresenta un po’ l'antitesi di Lou (che piano piano nel libro si scopre innamorata), ma che proprio per questa ragione vuole comprenderla, Lucas sarà il solo che nel momento del bisogno si dimostrerà disponibile ad aiutare Lou. Il passatempo preferito di Lou, oltre quello di fare esperimenti bizzari, è quello di scrutare i volti delle persone per vedere impresso in essi la gioia, l'emozione, il dolore, lo smarrimento proprio per questo motivo passa la metà del suo tempo alla stazione per osservare la gente che si lascia o che si ritrova. Qui incontra Nolween, detta No, diciottenne senzatetto, la sua vita e i suoi principi appaiono traviati dalla difficile e feroce vita di strada. Le due ragazze si incontrano per caso, Lou deve fare una relazione orale come compito di scienze economiche e sociali, ( materia istruita dal temibile professor Marin) colta alla sprovvista Lou decide di fare il lavoro sulle donne senzatetto… in questo chi meglio di No può aiutarla? Con la scusa delle interviste, Lou, instaura una relazione con la ragazza, per essere precisi costruisce uno strano rapporto, fatto di odio, amicizia e voglia di vivere. Quando No si trova in difficoltà, subito, la nostra protagonista cerca di smuovere il cuore dei genitori per convincerli a dare un tetto a questa giovane donna, dalla vita molto travagliata. No nonostante tutto viene cacciata, a causa delle sue dipendenze, ma trova asilo da Lucas, che vive in una situazione familiare difficile, abita in un appartamento praticamente da solo. Ma Lou anche se pensa che la situazione sia sistemata in realtà tutto si rovescerà di nuovo infatti No è obbligata ad andarsene, per l'ennesima volta perchè il padre di Lou ha scoperto che ha trovato un posto da Lucas e che Lucas vive senza i genitori. Questa volta Lou decide di rimanere con no e di partire con lei, purtroppo o per fortuna, dopo aver passato due giorni fuori casa, No abbandona la ragazza e scomparendo, lasciandola sola e infelice anche se più matura e forte.
La storia è ambientata in Francia precisamente a Parigi, una città particolare, dato che sempre esaltata per la sua grande storia e per i suoi importante siti artistici, tuttavia questi elementi vengono messi in secondo piano dall’autrice che ci permette di guardare a questa città, attraverso gli occhi di Lou, con sorprendente concretezza evidenziando sia i lati positivi che gli innumerevoli problemi presenti in una realtà così vasta e varia. Anche se l’ambientazione e lo spazio temporale nel racconto non sono elementi principali, dato che fanno da sfondo alla vicenda, è sbalorditiva la ricercatezza di dettagli che creano un quadro completo di luoghi particolari della “ville” francese per eccellenza ( gare d’Austerliz per esempio).
Lou è una ragazza tredicenne con un quoziente intellettivo sopra la norma. È una persona discreta. Chiusa in se stessa, molto riservata, si accontenta e compiace di vedere negli sguardi altrui sentimenti ed emozioni che non s’immagina di poter provare. È una ragazza fragile, appare debole e poco tenace prima dell’incontro con No. Durante la vicenda matura, cresce non intellettualmente ma prende coscienza di alcuni “optional che possiede la sua automobile”. È inoltre avvolta nel trauma familiare che condiziona la sua vita, il suo modo di pensare e di vedere, ma soprattutto che la rende quasi indifferente nei confronti dei genitori, soprattutto della madre che dopo la morte della sorella, è caduta in depressione, lasciandosi avvolgere da un alone di felicità apparente che contribuisce a creare in Lou una dimensione e un pensiero totalmente negativo sulla madre. Il padre gli è più caro anche se per quanto cerchi di non dare a vedere la sua sofferenza e il suo dolore, provando a reagire, subisce passivamente l’onda “depressiva” trasmessagli dalla moglie.
No è una diciottenne, una homeless: senzatetto. Una ragazza con un passato difficile, infatti è il frutto di una tremenda violenza alla madre, che mai si curerà di lei affidandola prima alle cura dei nonni e poi in balia di se stessa, attraverso assistenti sociali, case di prima accoglienza e infine la strada, immensa, piena e vuota, fredda e calda, ospitale e feroce, chiara e ambigua allo stesso tempo … No è una ragazza cresciuta precocemente, particolarmente fragile e debole, non è tenace affidabile … una persona che sicuramente non si può lasciare in balia di se stessa, la si deve sempre confortare con una presenza costante e un dialogo continuo, se si sente abbandonata è la fine! La vicenda di No anche dal punto di vista letterario è la più realistica, mette in evidenza la mutevolezza e precarietà della vita.
Lucas è il leader del liceo, completamente disinteressato nei confronti della scuola, un ragazzo, strafottente e arrogante nei confronti dei professori. Non vive sicuramente la scuola come momento importante, mentre cerca di capire le idee e i pensieri di Lou, le sue preoccupazioni per No, per la scuola e per tutti quei suoi complessi, un po’ troppo “da grande” che magari lui non capisce fino in fondo, nonostante questo cerca di starle vicino. È uno di quei ragazzi la cui personalità straripa, incontrollabile e prorompente.
La madre e il padre di Lou sono assorbiti in una realtà completamente distaccata da quella vissuta dalla figlia. Sono rimasti a quella mattina tragica in cui la madre scuoteva il corpo inerme di Thais. La madre piombata in depressione, non riesce a reagire neanche pensando alla figlia, recita come da copione e non si interessa di Lou e di suo marito. La vita infatti non è un gioco di ruolo ma un momento di affetto forte e costruttivo. Il padre è molto più forte e tenace anche se immerso anche lui nella nebbia del ricordo e del dolore per questo non riesce ad aiutare e a sostenere né la figlia e né la moglie. Il padre e soprattutto la madre si riprenderanno dal trauma solo quando la stanza occupata dalla seconda figlia sarà abitata da No e il vuoto creatosi all’interno della famiglia sarà finalmente colmato.
“Le cose sono quello che sono” questo secondo me è il messaggio di tutto il libro. A questa affermazione Lou risponde con tutta la forza, l’entusiasmo, l’incoscienza e la fede dei suoi tredici anni. Lou cerca in questa storia di cambiare le cose storte, proprio come fanno un po’ gli utopici e i sognatori. Anche se la ragazza non si limita a immaginare, cerca in tutti i modi di salvare No al suo destino, lotta in tutti i modi e contro tutti per questo. Questo libro secondo me non è un sogno di un adolescente sottoposto alle prove della vita reale è invece uno sguardo del mondo attraverso gli occhi di una ragazzina strappata all’infanzia, cresciuta troppo in fretta, abbandonata a se stessa, in piena solitudine, una riflessione a quanto sia facile perdersi, delle volte. È uno sguardo a ciò che cerchiamo e a ciò che manca, a volte per sempre.
Per quanto il libro è carente di descrizioni, per quanto è intriso di riflessioni, dalle più ovvie ad alcune veramente interessanti e stimolanti. Come l’interrogativo che le pone la madre:” Cosa c’è che non va?” una domanda qualunque a cui tutti pensano di poter rispondere, e proprio quando si pensa di essere riusciti a comprendere la soluzione ecco che un dubbio, un’incertezza o semplicemente un lieve capovolgimento delle cose e la risposta non è più attendibile. A volte più che la precedente domanda bisognerebbe chiedersi “Cosa c’è che invece funziona?” in mezzo a mille problemi e a mille complicazioni che fanno parte della vita in sé, ci sono momenti di debolezza e fragilità in cui degli interrogativi come questi sono normali e anzi incoraggiati penso dalla coscienza di ognuno, davanti all’impotenza dell’individuo che si pone queste domande si crea e costruisce un muro tanto tanto alto per isolarsi e nascondere la propria inadeguatezza.
La storia dal punto di vista narrativo e stilistico è secondo me molto complessa. Il libro è scritto sotto forma di monologo interiore, per questo a volte segue percorsi tortuosi e complessi in linea con i pensieri della protagonista, sono ogni tanto omessi i soggetti. In alcuni tratti la storia presenta feedback, alcune sue riflessioni sono lasciate in sospeso proprio come quando si pensa e si conclude il ragionamento non avendo trovato la risposta giusta. Dal punto di vista stilistico penso che siano molto carine e soprattutto chiarificatrici le metafore usate dall’autrice (v. l’automobile), il lessico mi pare abbastanza ricercato nonostante la tecnica utilizzata. Ho notato un largo uso di aggettivi per qualificare meglio le idee, le impressioni e le esperienze complesse della protagonista. I dialoghi sono scarsi, anche se vengono a volte riportati i passaggi più importanti di un colloquio. Le descrizioni sono rade e poco dettagliate e minuziose usate giusto per dare al lettore una vista più ampia, che non si sofferma solo sul carattere dei personaggi e sui pensieri di Lou, ma che caratterizza anche l’ambiente intorno.
I temi principali del libro sono palesemente i senzatetto, che non sono intesi come persone randagie e vagabonde che girano per strada elemosinando, ma come individui colpiti dalla “sorte” o da problemi legati per esempio alla crisi economica attuale. Persone battute dall’imprevedibilità della vita che un giorno ti fa avere un lavoro anche ben retribuito e il giorno dopo ti fa trovare in mezzo di una strada, senza neanche spiegarti il perché e il come questo è accaduto, questa problematica viene affrontata dai protagonisti con serietà e responsabilità anche se a volte caratterizzata dall’incoscienza della giovane età.
Questo racconto mi ha portato a riflettere, inoltre, sulla difficoltà di vivere in una famiglia così fortemente segnata da un trauma. Il mio pensiero è rivolto al dolore indicibile che sicuramente provano i genitori e allo stesso tempo allo stato di abbandono in cui è immersa Lou. Lou non è una ragazza povera, anzi ha una condizione economica agiata, ma la sua vera povertà sta nel non aver mai provato affetto, felicità, non aver mai passato un Natale in famiglia, uno di quei Natali veri non intrisi di menzogna, come lei stessa dice, il grande dramma di Lou è quello di essersi sentita strappare all’età di otto o nove anni periodo forse più bello e spensierato della sua vita. Mi metto nei panni di questa bambina obbligata a crescere prematuramente, a pensare alle conseguenze di ogni sua azione come potrebbe fare solo una persona molto più grande, senza poter contare sull’appoggio della madre, perché il suo stato mentale è in condizioni tali da non poter più neanche lavorare, e del padre fuori per lavoro, è questa la cosa triste la violenza che subisce questa bambina da parte dei genitori incoscienti di infliggergliela, nel silenzio e nella nebbia di una famiglia apparentemente felice e senza problemi, una violenza che secondo me ha un retrogusto di ipocrisia condito da tanta solitudine.
Dovendo esprimere un mio giudizio sul libro letto posso dare un riscontro totalmente positivo. Ho apprezzato il libro per la sua chiarezza e limpidezza, per le riflessioni che scaturiscono da dialoghi e situazioni importanti, un libro che considero formativo, che fa aprire gli occhi a una realtà diversa che non è propriamente quella dei senzatetto, ma quella di ogni persona che non valutando e conoscendo la propria personalità, i propri obiettivi e i principi cardini della sua esistenza si sente un senzatetto, non perché non ha casa, ma perché è incosciente di quello che è veramente. Un libro che parla comunque della ricerca a volte frenetica di una individualità, ricerca che caratterizza il periodo dell’adolescenza vissuto dalla protagonista e dai suoi coetanei. Mi è piaciuta particolarmente la scelta dell’autrice nel utilizzare come registro linguistico il monologo interiore che può essere visto restrittivo in quanto propone un solo punto di vista ma che in questo caso secondo me risulta molto efficace. È bello l’entusiasmo di Lou ,che trapela tra le righe della vicenda. Ho letto questo libro in pochi giorni, mi è parso molto scorrevole e se interpretato correttamente, e non come un semplice e banale resoconto delle avventure di una tredicenne , può essere d’aiuto per rispondere a tante domande che penso i ragazzi della mia età si formulano … come si possono cambiare le cose? Che ruolo dobbiamo assumere noi all’intero di una società? Come dobbiamo vivere i problemi passivamente o con la voglia di lottare che trasmette la protagonista? Non penso di sapere la risposta esatta a questi interrogativi, sicuramente però il libro mi ha incitato ha non arrendermi e a lottare per le cose in cui credo.