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Cecità
 
Cecità 2012-08-13 17:29:54 Capriluc
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Capriluc Opinione inserita da Capriluc    13 Agosto, 2012
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L'agnosia è la malattia più grave

Mentre ero immerso nella lettura di Cecità, libro scritto da Saramago, la definizione di William Golding sul genere umano, “l’uomo produce il male come le api producono il miele”, sembrava impressa nelle pagine.

Il libro narra la storia di un’epidemia che si diffonde brevissimamente:chiunque viene colpito e nessuno può sfuggirle.La cecità non è caratterizzata da un buio totale, bensì è distinta da una luce continuamente bianca, come se avessimo al posto degli occhi un sole coperto dalle nubi.I primi colpiti vengono rinchiusi in un ex-manicomio, atto con il quale il governo cerca di salvaguardare il benessere collettivo.Tuttavia la patologia non conosce barriere; presto tutta la popolazione inizierà a soffrire dell’impossibilità di vedere.
Lo stile adottato da Saramago è quello del racconto fantastico che ricalca fedelmente il realismo materico della società postmoderna. I personaggi sono presentati senza il nome proprio, descritti dal narratore, talvolta intradiegetico, talvolta extradiegetico, con espressioni impersonali (il primo cieco, il medico).Come ne “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”, i dialoghi non sono introdotti dai due punti, il periodo è separato da una virgola e seguito dalla lettera maiuscola.Questo esercizio di stile si configura dentro una pagina priva di spazi, esaltando la violenza del romanzo, senza lasciare tempo di respirare.Si vive un’agonia.
Saramago disegna con sapienza la bestialità dell’essere umano, trasposta nella contemporaneità, in cui l’individuo viene depurato da tutte le sue dispersioni e costretto a soddisfare i suoi bisogni primordiali.Cecità è un libro che segue la traccia lasciata da Orwell (1984) e Golding (Il signore delle mosche) , passa da Huxley (Il mondo nuovo e Ritorno al mondo nuovo) e Bradbury (Fahrenheit 451), giunge fino a McCarthy (La strada) e ci mostra crudelmente il male più grande:l’agnosia.

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Commenti

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Ciao !
Complimenti per la recensione, ben scritta e profonda...
Volevo solo un chiarimento, utilizzi il termine "agnosia" , ma non riesco a contestualizzarlo.
Li per li credevo che ti riferissi alla patologia che colpisce il genere umano, però l'ultima frase mi confonde; forse intendi l'indifferenza ?
In risposta ad un precedente commento
Capriluc
13 Agosto, 2012
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Ciao Mephixto!
L'agnosia, come hai esemplificato perfettamente, è l'impossibilità di vedere ciò che abbiamo davanti.
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