Dettagli Recensione
L'occhio dell'Universo
Nell'Universo, tra le stelle che ci hanno generato, aleggia impercettibile la magia della vita.
Gli astri splendono e dipanano luce, un incanto che permette agli uomini di sopravvivere.
Oltre l'atmosfera, filtrata dalle lenti dei telescopi, la mistica essenza vitale dell'Universo si condensa in immagini, qui, sulla terra. L'energia cosmica che ci ha generato fluisce in tutti gli esseri viventi.
E' lo spettacolo della vita, dei sentimenti degli uomini, è lo stupore di una nascita, è l'amore di un padre che scrive una lettera al figlio, ancora piccolo. Scrive una lettera per un bambino che crescerà senza di lui, inevitabilmente. Perché l'incanto finisce, la vita (forse) finisce. Il resto è l'oblio della morte.
Ormai quel bambino ha quindici anni, quasi sedici, è cresciuto e la lettera, come una macchina del tempo, fa riemergere il ricordo non solo di un padre scomparso, ma anche i una storia quasi incantata, di sguardi, sorrisi, parole accennate. La storia della Ragazza delle arance.
Il passato riemerge con semplicità, spensieratezza, i ricordi impressi sulla pagina sembrano concretizzarsi finché il sogno, la serenità tornano a spezzarsi davanti alla realtà e al destino ineluttabile.
E' la lettera di un padre che non vuole lasciare il proprio figlio, è lettera di un uomo che vuole vivere, è il messaggio d'amore di un marito per la moglie. E' la memoria non trascurabile della bellezza, dopo tutto, della vita. Delle infinite occasioni perse, di quelle colte, di quelle desiderate e di quelle impreviste.
E' un libro estremamente scorrevole e semplice, che tenta di indagare sul mistero della natura, sulla giovinezza, l'amore, l'amicizia, il dolore, il rimpianto, la delusione, le dolci follie. La disperazione, lo sconforto, la malinconia. Quel legame che c'è tra un padre e un figlio, quel legame che non ha nome, è soltanto lì, indissolubile. Temi accarezzati, con dolcezza, tenerezza, sempre appena sotto la superficie, in quel punto dove la profondità sembra qualche passo distante, e la superficie ti sorregge con una corda. E lì, sicuro, leggi pagina dopo pagina lo stupore della vita, nel bene e nel male, avvolto dall'incanto cosmico, con lo sguardo verso le stelle e i piedi ancorati al terreno.
Magari vicino ad un mercato, con l'odore di arance che riempie le narici.
Un libro per i figli, per invitarli a non sprecare il tempo, a riscoprire la meraviglia e pensare all'insondabile mistero dell'esistenza.
Un libro per i genitori, per riflettere sul loro ruolo, per ribadire la loro responsabilità.
E ora chiedo: è sempre meglio vivere, pur sapendo di dover morire e abbandonare ciò che si ha, oppure rinunciare a questa manciata di anni che ci viene concessa, sapendo di dover anche soffrire? Non è semplice rispondere, ma in fondo lo spettacolo di vedere la vita che nasce, è il miglior compenso.
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Commenti
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Solo una curiosità: non ho capito bene, scusa per la mia ignoranza, perchè il libro si intitola la ragazza delle arance. Me lo puoi spiegare????
Riguardo il tuo dilemma, io credo che durante la manciata di anni che ci è concessa bisogna fare di tutto per lasciare un forte di ricordo di sè perchè gli uomini muoiono ma la memoria e il ricordo no!!!
ottima analisi la tua!
CUB: Procedi pure, molto piacvole!
Alessandro: Il libro si intitola la ragazza dele arance perchè il padre incontra sul tram una donna con una busta d'arance e da lì si sviluppa la storia ;-) Tu vedi la vita in ottica storica, al ricordo, ma io dicevo: vale sempre la pena vivere o se avessi potuto decidere avresti deciso di non nascere per evitare lee sofferenze e i dolori?
Marcella: Sì, per mettersi in discussione e riflettere un attimo sulla vita, sulla bellezza delle piccole azioni e sulllo stupore di un insetto che vola, di un tramonto, di un incontro...
Rakovic: Concordo, ma io ho generalizzato la domanda che il libro pone, avulsa da contesti, ma cosa farebbe un genitore se un figlio dicesse che lo odia perchè lo ha messo al mondo?
Silvia: Grazie!
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