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Roller Coaster Revolution
Non ci vuole molto a capire che l’ “Igiene dell’assassino” è un bel libro, perché è scritto benissimo.
Ma leggerlo è stato come fare un giro sull’ottovolante: brivido durante la ripida salita iniziale, un po’ di paura tra le curve paraboliche, senso di nausea all’uscita.
Forse avrei fatto meglio a rinnegarne lo spirito e leggerlo a velocità di crociera, soffermandomi sui sofismi rifiutati, le metafore schivate, l’imperativa necessità di coniugare i verbi, le incredibili citazioni, il sagace umorismo al vetriolo, l’illuminante classificazione anatomica degli scrittori. Poi, dopo aver sparso tutte le sue pagine sul pavimento, sottolineare i brillanti aforismi e ricopiarli a matita su un foglio a quadretti.
Perché non deve essere stato facile, per Amélie Nothomb, convogliare nel suo primo libro tutta l’energia creativo-distruttiva accumulata negli anni della sua travagliata vita personale, e darcene un assaggio con questo breve romanzo, che racconta le interviste tra Prétaxtat Tach, scrittore premio nobel ritiratosi da diversi anni e con ormai pochi mesi da vivere, e quattro malcapitati giornalisti (uomini).
Poi l’incontro-scontro con Nina, l’enigmatica giovane giornalista (donna), che, con un estenuante botta e risposta, mette a nudo la contorta personalità dell’anziano scrittore, trasportandoci in maniera sempre più incalzante verso un inatteso, rivelatore, catartico finale.
Sì, avrei proprio fatto meglio a tirare tre palle con un euro, oppure comprarmi lo zucchero filato, ma le luci colorate, la musica assordante e un brivido lungo la schiena mentre rivolgevo lo sguardo verso l’alto, mi hanno convinto a salire su questo diabolico trenino.
Nothomb si, Nothomb no, Nothomb si
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Commenti
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A meno che la prossima volta non mi allaccio meglio la cintura di sicurezza prima di leggerla
;-))
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:D