Dettagli Recensione
Top 100 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Parween, una vera shaheed
Sarebbe stato meglio mantenere o tradurre alla lettera il titolo originale del romanzo: “Lipstick in Afghanistan”. “Le ragazze di Kabul” non mi sembra adatto per questo romanzo nato da un’esperienza reale, vissuta non a Kabul ma a Bamiyan, un villaggio del centro dell’Afghanistan. Bamiyan appartiene all’etnia hazara, che per la sua fierezza è odiata e perseguitata con particolare ferocia dai talebani.
La storia è davvero interessante, ma la narrazione non si dimostra sempre all’altezza: diventa esigua nel raccontare l’amore, goffa nel delineare la storia e il carattere dei personaggi.
Il rossetto che unisce le protagoniste principali, invece, mi sembra un simbolo azzeccato, molto efficace: rappresenta la femminilità che alcune ideologie vorrebbero uccidere o nascondere, la frivolezza che diventa rivalsa su un destino difficile.
I talebani del romanzo si comportano da bestie: distruggono e uccidono senza motivo, violentano e rubano con passione, trasgrediscono gli stessi comandamenti che impongono ai popoli che tiranneggiano. Posso capire il punto di vista delle protagoniste: non nutro nessuna simpatia nei confronti dei talibani, ma la bestialità degli uomini include sempre cause da spiegare, eccezioni da non sottovalutare.
Molto vivace e coinvolgente anche la descrizione delle tradizioni e dei costumi hazari, delle leggende di questo popolo e delle condizioni di vita dei volontari che lo conoscono da vicino.
Indicazioni utili
Commenti
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Ordina
|
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Non lo capiro' mai.