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"La morte è chiusa per ferie"
La morte è un'ombra silenziosa che ci pedina fin dalla nascita. Spesso ce ne dimentichiamo perchè come tutte le ombre è un riflesso, la cui vividità dipende dal sole. Quando l'astro è luminoso, quando la felicità ci pervade, la morte si dissolve, ma soltanto nella mente.
Si teme questa compagna di vita, si cerca di sfuggirle, ma ad un certo punto, prima o poi, si arriva faccia a faccia con essa e a quel punto tutte le certezze cadono, tutta la vita, nelle sue convinzioni, si sgretola. Tutti torniamo polvere, polvere di stelle, polvere di vita.
Il libro di Saramago parte da uno dei desideri più frequenti e pressanti nell'uomo, un desiderio che è insito nella natura umana: vivere per sempre. E allora immaginate che la morte decida di affiggere il cartello "chiuso per ferie" davanti alla sua spelonca e il libro è iniziato. Un romanzo dominato non dall'assurdo, ma dal paradossale. Il paradosso, giocando con sottigliezza nell'ambiente sfumato dell'ambiguo, diviene, con mirabile abilità, un elemento fondamentale per cogliere le contraddizioni della realtà, un mezzo che grazie alla sua ampia gamma di interpretazioni è lo strumento di una ilare critica alla società.
Perchè la vita dell'uomo è connaturata alla morte: ospedali, assicurazioni, ospizi e becchini si basano, senza che nessuno se ne accorga, su quel ciclico cambio di vite che l'uomo aborrisce. Per non parlare delle religioni che in perenne contrasto tra di loro si uniscono per fronteggiare la scomparsa della morte. Perchè in fondo le religioni si basano sul concetto di Giudizio Universale, dopo la morte. E senza di essa tutto crolla.
Il paradosso è spietato, ironico, sarcastico e non risparmia il potere, i mezzi d'informazioni, che si lanciano su una notizia cercando più della notizia, il titolo più affascinante. IL paradosso della morte in vacanza non risparmi i filosofi che si lanciano in dispute infinite su tutte le questioni che ne concernono.
Poi la morte ritorna. Implacabile. La falce miete vittime una dopo l'altra (certo, in sette mesi di ferie, o meglio, sciopero, ce n'è di lavoro arretrato), ma anche lei si rende conto che le sue ossa gelide, la sua falce arrugginita dal lavoro di secoli, devono qualcosa agli uomini, non solo sofferenze. Così partono le lettere, viola scuro, annuncianti la morte dopo una settimana. Figuratevi il caos.
E mentre la morte è indecisa se continuare a scrivere la posta per mano, o sulla "hotmail" (sì, anche la morte di modernizza), una lettera torn sempre indietro, quella di un violincellista, come se la morte fosse cacciata dalla musica, dall'arte. Allora la morte prenderà provvedimenti e..... .
E' un liro unico sotto molteplici aspetti. Lo stile è fuori dal comune: ci sono frasi lunghe intere pagine, a volte anche 2, senza punti, due punti, punti e virgola, soltanto virgole. Anche le virgolette e i trattini scompaiono. IL disorientamento è inevitabile. Ma tutto si accorda con l'indefinito del romanzo, con i luoghi e i nomi celati. Perchè la grammatica è una sottigliezza, la storia è universale.
Perchè in fondo Le intermittenze della morte non è una riflessione sul senso della vita o quello della morte, ma semplicemente uno studio dell'animo umano, delle dinamiche sociail, una critica alla società. L'unica riflesisone sulla vita e la morte è che tutto finirà, anche la morte stessa sarà vittima di una Morte, più grande e definitiva. Alla fine del romanzo la vita non vince la morte, anche se così può sembrare: la vita e la morte si uniscono, perchè senza l'una l'altra scomparirebbe, perchè sonole due facce di una stessa medaglia, una medaglia che racchiude in sè le aspirazioni, le emozioni e i sentimenti di tutta la società.
Forse è meglio che la morte esista, perchè senza la vita erompe, e la bassezza dell'animo umano, senza i freni del peccato, si espande in tutta la sua controversa natura. E in fondo, anche quando la malignità si manifesta in tutta se stessa, quando l'illegalità e la corruzione dilagano, quando i valori si annichiliscono per l'utile, in fondo, rimane sempre la speranza, quel filo sottilissimo che ci si avvinghia alla vita e che conduce verso il futuro. A volte si strappa, a volte, invece, è il più bel gesto di vita.
In realtà la morte è il motore della vita, e non può essere altrimenti. Quando morirà la morte, non non esisteremo più.
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Commenti
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Amarilli, i dubbi sono sempre legittimi, e anzi, è meglio sempre averli!!!!!!!! :-)
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Complimenti per la recensione!!