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La Prosivendola
Povero Benjamin!E’ proprio stufo di fare il capro della Regina Zabo alle Edizioni del Taglione, a beccarsi urla, pianti e insulti da tutti quelli a cui è stato respinto un manoscritto. Un giorno dice basta e si barrica in casa, protetto dalla sua caotica famiglia.
Solo che poi, le maggiori preoccupazioni gli arrivano proprio da lì.
La sua bella, cara, dolce e amata (a volte davvero in maniera poco fraterna!ahi ahi) sorella Clara si sposa!
Ah, quale dolore vedersela portar via dal nido, soprattutto se a ghermirla è un angelo dagli occhi azzurri e la zazzera candida. Angioletto a dir la verità un po’ ambiguo, visto che ha una quarantina d’anni più della sposa suppergiù ed è direttore di un carcere alternativo, dove viene curato il lato sensibile ed artistico dei detenuti e dove lo Zio Stojil sembra essersi accomodato proprio da dio.
Tra dubbi e patema d’animo di Benjamin, arriva il fatidico giorno del matrimonio. Location? Ma il carcere ovviamente. Pompa magna della tribù Malaussène e del loro ramo arabo, abiti eleganti e macchine tirate a lucido, si conduce la sposa verso il suo radioso futuro.
Peccato che al suo arrivo il promesso sposo sia stato trucidato, il carcere incendiato e la splendente vita insieme ormai solo un ricordo.
Dietrofront della tribù che si chiude a bozzolo sulla povera vedova, che svela però una buona notizia: nella sua pancia è accoccolato un discendente del prematuramente morto probabile marito.
Benjamin fa di nuovo di-don alla porta della Regina Zabo che, subdolamente magnanima lo riaccoglie e anzi, gli affibbia subito il suo nuovo ruolo: non più Capro, bensì “impersonatore” del più letto e misterioso scrittore del momento, JLB.
Questo sfornatore di best-sellers ha un certo rifiuto nel mostrarsi al pubblico, così al suo posto, impomatato e acconciato, si prepara Benjamin. Interviste imparate alla virgola, voce impostata, abiti su misura, tutto bene studiato per l’incontro con il grande pubblico.
Che avviene in un palazzetto dello sport e che puntualmente porta sventura: Benjamin è là, solo al centro, con i riflettori puntati contro quando un proiettile lo becca proprio in mezzo alla fronte.
ZAC, buio. Benjamin si accomiata.
Per un uomo normale si aprirebbe un’indagine di polizia, per Benjamin si scatenano le mille peripezie di Julie, di Van Thian, di tutto il ramo arabo della famiglia, in una carambola verso la scoperta dell’identità dell’attentatore, indietro verso il passato, di Julie ma ancor più della Regina Zabo, la piccola Prosivendola che annusava e amava il profumo della carta.
Uno stile fantasioso, unico per me che sono spudoratamente di parte nei confronti di questo autore, che ho letto e riletto decine di volte. Una saga quella di Malaussène, esilarante ma non solo, piena di ironia seria sui più svariati temi.
Consigliato sempre e comunque, a tutti, a chi più ne ha più ne metta!
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